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giovedì 19 luglio 2018

El Hierro, volando verso sud

El Sabinal, l'albero simbolo di El Hierro
Tutto inizia con la voglia di fare qualcosa di epico, qualcosa di non convenzionale, che rimarrà alla storia o almeno che potremo raccontare ai nostri nipoti. La nostra idea (mia e di quel pazzo di Davide) era quella di affrontare il cammino verso Knivskjellodden, il punto più a nord dell'Europa continentale; purtroppo però, nel periodo destinato alle vacanze, c'era ancora troppa neve e non avremmo potuto muoverci in totale sicurezza.
Dovevamo decidere una meta alternativa e dato che a nord era troppo freddo, abbiamo deciso di spostarci verso sud. Una rapida ricerca su internet ci ha svelato i due punti più a sud d'Europa: uno in Grecia (parlando di Europa continentale) e uno alle Canarie (se si tiene conto anche delle isole del nostro continente); ovviamente, puntiamo all'arcipelago che si bagna nell'Atlantico.

In particolare, il punto più a sud, si trova nell'isola di El Hierro, la più piccola e meno conosciuta (turisticamente parlando, e questo già bastava per convincerci) di tutte le Canarie. Essa però era talmente ricca di posti incantevoli e di cose da fare che da subito non vedevamo l'ora di partire.
Per vedere meglio le foto, basta cliccarci sopra (anche da mobile).
ATTENZIONE: se non vi va di leggere il diario di questa avventura giorno per giorno, andate direttamente a fondo articolo dove troverete le impressioni di viaggio in cui capirete perché il prossimo biglietto aereo da fare sarà per El Hierro!

PRIMER DÌA
Tralasciando i dettagli del volo (dico solo che abbiamo fatto un Brindisi - Tenerife Nord con scalo a Barcellona) inizio il mio racconto la mattina del primo giorno. Era ancora buio e fuori imperversava un temporale di vento e acqua; il collegamento da Tenerife a Valverde (il piccolo aeroporto herreño) era a bordo di un ATR-72, aereo a elica famoso per non essere il re della stabilità. Cercando di farci coraggio ci scofaniamo mezzo bar dell'aeroporto: appesantendoci avremmo contribuito a stabilizzare l'aereo e nel peggiore dei casi saremmo morti sazi. Arriva il momento dell'imbarco ed entrando nel velivolo ci colpiscono due particolari, il primo è che non potevamo stare eretti perchè sennò sbattevamo al tettuccio, il secondo è la bellezza delle hostess... questo ATR infondo ha anche lati positivi! Il volo è stato tutto sommato confortevole e nonostante il vento laterale al momento dell'atterraggio, non ci sono stati grossi problemi.

Il nostro ATR-72
El Hierro visto poco prima di atterrare
L'isola è piccolina (solo 30kmq più grande di Lecce) ma ben collegata e decidiamo di noleggiare una macchina (prezzi bassissimi anche per il carburante che al litro non supera 1 euro); ci tocca una Hyundai i10 che si rivelerà un potente mezzo nelle mani di Davide (affidabile un po' meno ma solo perché guida lui). Usciti dal piccolo aeroporto ci dirigiamo verso il capoluogo dell'isola, il paesino di Valverde. La principale attrazione è la chiesa di Nuestra Señora de la Conception; molto bella e colorata, ricorda un po' gli edifici che si vedevano nel telefilm Zorro. Da qui ci spostiamo verso la costa (in paese non c'era nessuno, erano appena le 9 di domenica mattina).

Nuestra Señora de la Conception, interno
Nuestra Señora de la Conception, esterno by night
Scendiamo verso il Charco Manso (zona nord-est) e subito rimaniamo incantati dal colore turchese intenso dell'acqua, dalla spuma e dalla violenza delle onde che, sospinte dal vento nel pieno oceano, si infrangevano sui neri scogli vulcanici. Charco Manso vuol dire "conca calma", ma quella mattina di calmo non aveva nulla! Le foto non rendono al meglio ma già fanno capire quale meraviglia fosse. Qui, mentre registro un breve video, vengo investito in pieno da un muro d'acqua di un'onda più forte e mi inzuppo dalla testa alle caviglie (i piedi no, avevo gli scarponi impermeabili). Tra imprecazioni e risate mi cambio e ci rimettiamo in marcia. Il nostro itinerario ci portava a girare l'isola in senso antiorario lungo la costa occidentale. Avevamo intenzione di fare il bagno in uno dei numerosi "charcos" (il più spettacolare il Charco Azul), piscine naturali scavate dal mare nelle colate laviche costiere, ma in quei giorni, su quel versante batteva il forte vento che da ovest attraversava tutto l'Atlantico.

Charco Manso

La meravigliosa acqua turchese di El Hierro
Entriamo nella provincia de La Frontera e percorrendo tutta la litoranea ci fermiamo ad osservare e fotografare non solo lo spettacolo che ci offre la natura ma anche delle attrazioni antropiche come il Pozo de las Calcosas e l'Hotel Punta Grande che ha ricevuto il Guinness dei primati per essere il più piccolo del mondo.

Pozo de las Calcosas
Las Calcosas

Un pazzo Pier Mastro su un arco di scoglio
L'hotel Punta Grande
Era ora di pranzo e scegliamo di pasteggiare presso il Mirador de la Peña, un ristorante progettato da César Manrique, architetto canario, dal quale si può ammirare una scogliera di 15km di estensione e quasi 2km di altezza, ricoperta da fitta vegetazione, e le rocce di Salmor su cui sono state ritrovate le ultime lucertole giganti endemiche di El Hierro (Gallotia simonyi). Per prevenirne l'estinzione (ne sono rimasti pochissimi esemplari) e studiarne meglio l'etologia vi è un piccolo ecomuseo con annesso il lagartario che può essere visitato; qui si possono pure vedere e visitare le abitazioni dei primi abitanti delle isole e quelle costruite dai colonizzatori. Sotto questo insediamento, poi, si viene portati in una grotta di origine vulcanica i cui cunicoli si diramano fino al mare.

Roque de Salmor vista dal Mirador de la Peña



Concludiamo la visita alla costa ovest rilassandoci con un gin tonic nei pressi del Charco Azul. Da qui saliamo verso Los Lanillos per prendere possesso del nostro alloggio notturno e cenare in un guachinche: storicamente erano delle cantine o taverne improvvisate in cui si poteva bere il vino prodotto dal proprietario assieme a piatti della tradizione canaria. Noi ci siamo fermati presso "Guachinche Frontera", posto molto caratteristico, dove il ragazzo che ci ha accolti (proprietario, cuoco, cameriere e piccinnu della conza), ci ha preparato il formaggio piastrato con sopra il mojo e una paella alla catalana (si, lui è catalano); satolli e appagati ce ne andiamo a dormire.

Interno del Guachinche Frontera (se volete la pwd del WiFi poi ve la passo)
Il chiarissimo menù
Queso asado y mojo (a sin) e la paella alla catalana (a dx)
SEGUNDO DÌA
Il nostro itinerario faceva iniziare il secondo giorno con una trekkata sul Pico Malpaso ma le condizioni meteo ci hanno fatto desistere; oggi avremmo comunque aggirato il pizzo estremo per dirigerci verso il Mar de la Calma. La strada che ci ha portati nel versante sud non è propriamente comoda, si sale lungo i costoni di varie colate laviche seguendo un tragitto in salita e con ripidi strapiombi a bordo strada. La prima tappa di oggi è la spiagga del Verodal, spiaggia con della grossolana sabbia di origine vulcanica e dal tipico colore rosso. In realtà c'era stata una recente frana e l'accesso era interdetto ai pedoni ma ci siamo avventurati lo stesso per fare delle foto da vicino. Il vento era ancora molto forte e abbiamo evitato di fare il bagno.

La strada perigliosa
Accanto alla corsia, il nulla
Playa del Verodal e la sua sabbia rossa
Particolare della sabbia del Verodal
La sosta successiva è presso il Pozo de la Salud ma mentre risalivamo per la nostra strada ci siamo accorti di aver saltato l'Arco de la Tosca; dato che non ci andava di tornare indietro per quella strada perigliosa di prima, abbiamo tirato dritto verso El Sabinar: la zona con i caratteristici ginepri piegati dal vento dell'oceano; la tenacia di questi alberi nel fronteggiare il forte vento e la loro capacità di piegarsi ma non spezzarsi è la metafora che incarna anche il popolo herreno. Ciò che ci ha colpito mentre salivamo di quota era il particolarissimo profumo che emanava la vegetazione attorno a noi: qualcosa di inebriante e che ancora oggi, chiudendo gli occhi, riesco a risentire. Strada facendo abbiamo incrociato anche il Santuario de Nuestra Señora de los Reyes, un piccolo eremo dedicato alla patrona dell'isola. Arrivati nello spiazzo dei ginepri ammiriamo la meravigliosa forza della natura che si manifesta in questi alberi dalle fantasiose convoluzioni.

Pozo de la Salud
La strada che porta a El Sabinar
Santuario de Nuestra Señora de los Reyes
Uno dei tanti ginepri modellati dal vento
Fatte le doverose foto, ci spostiamo nuovamente verso la costa, tramite degli sterrati che hanno messo a dura prova la macchinina guidata dal Dav, in direzione del Faro de Orchilla, struttura della marina spagnola oramai in disuso; da qui, poi, percorriamo a piedi un sentiero di quasi un kilometro e mezzo che ci ha portato al monumento del Meridiano Cero: già Tolomeo aveva descritto il capo di Orchilla come l'estremo punto occidentale del mondo conosciuto e fino al 1884 il meridiano zero (quello che oggi è ufficialmente a Greenwich) passava proprio da lì. A causa delle strade di non facile percorrenza, la nostra tabella di marcia aveva subìto dei ritardi, quindi rifocillandoci strada facendo con mandarini e oreo ci siamo diretti verso la vera meta del viaggio: il punto più a sud dell'Europa sito nella zona de La Restinga. Per raggiungerla abbiamo percorso una strada che attraversava la pineta di El Pinar, una stradina piena di curve in cui il pilota ha sfogato tutte le sue perversioni rallystiche: all'ultima parabolica la forza centrifuga mi ha spostato di peso dal mio sedile e mi ha fatto scivolare sul suo facendomi ritrovare su di lui; nonostante questo romantico momento in cui abbiamo fatto un curvone cheek to cheek, siamo arrivati vivi alla fine.

Faro de Orchilla
Stava sul pizzo di una montagnetta che ho scalato appositamente, non so perché e non so cos'è!
Monumento al Meridiano Cero
Di strada facciamo un sopralluogo alla spiaggia di Tacoròn (di questo ne parlerò più avanti). Bene, GPS alla mano lasciamo la macchina al limitare della scogliera e ci spingiamo fino all'estremo meridionale ad osservare l'Atlantico e la vastità dell'infinito all'orizzonte! (Lo so che a "vastità" avete pensato altro, non mentite...). La nostra avventura aveva avuto finalmente compimento e ci sentivamo appagati, pieni di un nuovo stato d'animo, in pace con noi stessi e con il mondo, immersi nel blu dell'oceano, nell'azzurro del cielo, nel profumo del mare e nel suono delle placide onde... Ma più di tutto avevamo fame!! Era già pomeriggio e abbiamo trovato un bar vicino al porto dove abbiamo merendato con una frittura di pesce e una bottiglia di ottimo vino bianco herreño. Dopo il meritato relax ci siamo diretti a Villa de Valverde per la notte; la tipa dell'hotel ci ha consigliato un pub storico in cui cucina tradizionale ed innovazione si sposano in un connubio interessante per le nostre papille gustative.

Seduto sull'ultimo scoglio dell'estremo sud d'Europa

TERCER DÌA
Sveglia presto, colazione abbondante e via di nuovo al Tacoròn armati di asciugamano e costume da bagno per immergere le nostre pingue membra nelle fredde acque dell'Atlantico. Per scendere verso sud decidiamo di costeggiare dapprima il versante orientale dell'isola dove abbiamo potuto ammirare la Roque de la Bonanza, un faraglione monumentale che ricorda due animali in lotta tra loro, e poi di spaccare l'isola salendo per un sentiero tanto ripido quanto stretto. Abbiamo potuto ammirare il golfo de las Playas dall'alto, attraversando un villaggio rurale davvero caratteristico. E in tutto ciò la piccola Hyundai i10 ha dato prova di stoicità e stakanovismo!

Roque de la Bonanza
Arrivati al Tacoròn, la caletta si presentava a noi con una piccola zona di nera sabbia vulcanica ed un charco profondo delimitato da una piccola grotta su cui si stagliavano colorati degli enormi granchi rossi nonchè enormi cozze patelle (a quanto pare la gente del luogo non ne va ghiotta). Per entrare in mare c'erano installate delle scalette di acciaio (utili più che altro alla risalita) da cui ci si poteva anche tuffare, scelta più adatta in quanto le correnti provenienti dal nord rendevano decisamente fredde queste acque. Che ve lo dico a fa', una beatitudine indescrivibile!!

La spiaggia nera del Tacoròn
Tacoròn, grottina con granchi rossi e patelle
Un tuffo nell'Atlantico
All'ora di pranzo, poi, siamo tornati alla Restinga e ci siamo fermati presso "Tasca Restingolita" per mangiare del pesce fresco. Il ragazzo che ci ha accolti ci ha mostrato un pesce strano (gli indigeni lo chiamano "pejeperro", il mio prof di zoologia invece "Bodianus scrofa") e per soli 30€ (in totale) ce lo ha cucinato in maniera esemplare ed accompagnato con pane bruschettato con aglio olio e prezzemolo, delle papas arrugadas con mojo rojo e mojo verde (patate cotte sulla brace con la tipica salsina canaria sia rossa che verde) e una bottiglia di immancabile vinello.

Il porticciolo de La Restinga
Io, Davide, il ristoratore e il pejeperro (in ordine sparso)
La nostra avventura ad el Hierro stava giungendo al termine, prima di riprendere il famigerato ATR-72 abbiamo fatto incetta di bottiglie di vino e di formaggi herreñi e siamo tornati all'aeroporto di Valverde. Il vero problema è stato far entrare 18 bottiglie di vino, una di gin e due di rum in una piccola valigia da mettere in stiva senza che si rompessero... Impresa riuscita nonostante la valigia abbia fatto un volo in più perché non era stata imbarcata allo scalo.

Il piccolo aeroporto di El Hierro visto da lontano
IMPRESIONES DE VIAJE
Il nostro tour herreño ci ha lasciato una marea di impressioni positive e si aggiunge prepotentemente nella top 5 delle mete in cui tornare. I vantaggi del visitare quest'isola amena sono molteplici: innanzitutto è piccola, ben collegata (in pochi minuti si può andare da un estremo all'altro) e si può girare comodamente tutta in pochi giorni e nonostante questo offre un sacco di cose da fare e vedere. Se si è appassionati di trekking, inoltre, l'intera isola è totalmente attraversata da sentieri ben segnati e per ogni livello di difficoltà. Gli elementi naturalistici sono altamente caratterizzanti e sorprendenti, assolutamente da vedere! Se invece cercate movida ed elementi di divertimento notturno come ciò che si sente per Tenerife o per le più grandi isole Canarie, lasciate stare: andate a fare lo schifo altrove. Altro vantaggio è la scarsa presenza di turismo molesto (e la quasi totale assenza di quegli italiani che purtroppo all'estero spesso danno il loro "meglio"). Parlando dal mero punto di vista dell'economia, il costo della vita è basso e con pochi euro si mangia benissimo, si beve da Dio e si dorme ad alti livelli; la benzina poi è al di sotto dell'euro al litro. Il clima è tropicale e anche se trovate vento o brutto tempo, sul versante opposto al vostro troverete invece condizioni meteoclimatiche ottimali (grazie alla presenza a centro isola del Pico Malpaso e ai suoi 1500m di altezza). La gente del posto è amichevole ed accogliente e anche se non parlate altre lingue all'infuori della vostra, sanno capirvi e aiutarvi. Gli svantaggi sono pochissimi e collegati più che altro alla morfologia dell'isola: vi sono alcune strade poco praticabili con normali utilitarie ma solo con le 4×4 (o la nostra povera i10). Altra particolarità riguarda gli uffici postali: essi hanno orari particolari in quanto spesso trattandosi di piccoli paesini gli impiegati si spostano tra questi nella stessa giornata. Per il resto non abbiamo avuto nessun motivo per doverci lamentare.

La Roque de Salmor all'orizzonte da Punta Grande
PS: a proposito di Tenerife, all'andata siamo stati nelle zone di Tenerife nord, molto meno turistica e caratteristica; abbiamo fatto facilmente amicizia con la gente del posto e ci ha lasciato una buonissima impressione. Al ritorno invece abbiamo fatto tappa nella parte sud, quella famosa per il turismo delle Canarie: sembrava di stare sulle coste adriatiche all'altezza di Rimini o Riccione, con gli ecomostri e i palazzoni a ridosso della costa e con le vie piene di negozi, bar, locali per la movida; ed ovviamente la lingua più parlata dopo lo spagnolo è l'italiano: molti nostri connazionali si trovano lì per lavoro e non solo come turisti. 

martedì 19 giugno 2018

Lettera ai maturandi


Sono passati 12 anni dal mio esame di maturità e sinceramente non ricordo l'ansia della notte prima dello scritto; forse non mi preoccupavo poichè al tema di italiano ho sempre improvvisato, forse ero galvanizzato da una delle partite del mondiale di Germania 2006 o forse, semplicemente, ero in preda ai timori pre-esame che puntualmente si rinnovavano prima di ogni evento simile.

Oggi pomeriggio, di ritorno dal mare, ho iniziato a sentirmi strano, con una sensazione di ansia sempre crescente... E non mi spiegavo il perché finchè non ho realizzato che tra poche ore i miei piccinni affronteranno la prima prova del loro esame di maturità. È vero che sono le prime quinte che nella mia carriera di docente ho accompagnato fino alla fine dell'anno scolastico e di certo avevo messo in conto che da esterno non avrei potuto seguire giorno per giorno i loro progressi e non avrei potuto rassicurarli con uno sguardo o un sorriso, però mai avrei immaginato di sentirmi come se domani, dietro quel foglio bianco, ci dovessi essere io. La mente umana è proprio strana, ti fa rivivere in maniera nuova qualcosa di già passato; è proprio vero, non si finisce mai di scoprirsi...

Chissà quanti di loro stanotte non chiuderanno occhio (chi più e chi meno volontariamente), io di sicuro faticherò ad addormentarmi (vabbè, tanto recupero domattina). In questa specie di sindrome di Stoccolma al contrario, questa empatia che mi immedesima in loro, sento un vigore ed una voglia di rivalsa che annienta ogni timore.

Come dicevo loro, la maturità è come il fatidico "chi segna vince" al campetto: anni di studio e sacrifici messi in gioco e decisi anche un po' dalla fortuna e da chi riesce a tenere meglio i nervi saldi. A tutti i ragazzi d'Italia auguro che il fato sia dalla loro e che, sempre consapevoli delle loro infinite capacità, riescano ad essere sempre concentrati e positivi in questi giorni di stress. Voi siete i nostri giovani e, nonostante tutto ciò che si sente in giro, voglio che sappiate che noi tifiamo per voi perché grazie alla vostra forza non solo saprete trasformare in meglio la vostra vita ma anche il nostro futuro!!

In bocca al lupo e spaccate tutto!!

venerdì 20 aprile 2018

Verifiche fantastiche e dove trovarle



Imperdibile appuntamento con le verifiche interpentamestrali; la gioia di dover fare miliardi di interrogazioni e correggere vagonate di verifiche risiede solo ed esclusivamente nella speranza (mai tradita) di trovare spunti fantasiosi per passare ore a ridere amaramente. E come sempre vi rendo partecipi della mia gioia, enjoy:


"I tioli hackerano il mercurio" (Hg-leaks)

"Sulla membrana della pianta si trovano delle proteine" (così, per gradire)

"L'arginina libera l'uretra" (altro che Rocchetta)

"I gruppi prostetici si trovano nella prostata" (e i galli si trovano nella galleria)

"La pasta fermenta"

"Il virus usa la cellula come favore" (che non ti sia per comando)

"L'RNA con il nucleotide forza il citosol" (furto con scasso)


 "L'acqua assorbe la pianta mediante i mitocondri" (combo letale)

"Gli enzimi di PRESCRIZIONE" (signori della corte)

L'eucromatina diventa "EUROCROMATINA"

"Sviluppo lubicale delle femici del mammifero" (quando si copia da foglietti senza sapere cosa si sta scrivendo, si interpretano e si inventano parole assurde)

"L'arteria si trova nel sistema nervoso" (si, e lo stomaco nel riproduttore)

"Il legame idrogeno si divide in fibrille"

"Gli steroli possiedono 4 modelli di carbonio" (anelli, 4 anelli!)

"I mammiferi femminili"

"Le stelle brillano di luce propria a differenza delle comete che brillano di luce artificiale" (come quelle che abbiamo sul presepe)

"Riusciamo a vedere le comete perchè la gravità le attira alla Terra"

"I pianeti si suddividono in pianeti nani e meteoriti"

"I gas si CONTRAONO"

"Il grafico è formato da una striscia colorata collocata in mezzo" (troppo tecnico per noi mortali)

"La gigante rossa esplodendo darà origine a un pianeta nano"

"Gli steroidi sono la base per la formazione degli steroidi" (e mi pare giusto)


"Le proteine formano strutture nel microscopio"

"I FOSCOLIPIDI" (i grassi minacciosi)

"Un esempio è l'orso il quale si serve quando va in letargo" (chi fa da se...)

Il crossing-over diventa "GLOSSIN GLOVER"

"Nella struttura terziaria gli amminoacidi girano su loro stessi" (che giramento...)

"Le proteine nobili sono quelle che non contengono amminoacidi" (proteine omeopatiche)

"La melatonina serve per digerire" (jet lag e pancia piena)

"L'areola serve per captare come zona più evidente del bambino" (domanda di riserva?)

"Lo protegge da sforda" (che??)


E come immaginavo la scorsa volta, anche in questa interrogazione un fantasioso soggetto ha stravolto i nomi di molte strutture anatomiche; riscriverò di seguito il nuovo atlante del Grey con tra parentesi la "vecchia" nomenclatura.

Cellule di LANGHERMANN (Langerhans)

Canale di SILIČ (Silvio)

Ghiandole SURREALI (surrenali)

Ghiandole SUPORIFARE (sudoripare)

CHERANOTOCITI (cheratinociti)

PINEOROCITI (pinealociti)

Follicolo SILFIERIO (follicolo pilifero)


Per leggere quelle delle edizioni precedenti, date uno sguardo nella sezione Professori del futuro qui sul blog!!

mercoledì 7 febbraio 2018

Mostri di scienza



Una fine del trimestre frettolosa, l'imminente partenza per l'Australia e la ripresa delle normali attività di routine dopo un devastante jet-lag mi hanno fatto perdere un poco di tempo ma come ogni anno non potevano mancare le nuovissime aberrazioni scientifiche partorite dalle menti contorte della mia alunnanza. Di seguito abbiamo un mix letale di risposte provenienti da piccinni e piccinne appartenenti ai diversi indirizzi di liceo (linguistico, classico e ahimè anche scientifico) nel quale quest'anno ho la fortuna di trascorrere le mie mattine. Dato che ce ne stanno un bel po', bando alle chiacchere e via alle risate!!



"Il DNA è il codice inserito nelle cellule sbagliate"

"Con l'effetto serra li vecchi mòrene" (e certo)

Domanda: "Quali sono le regioni climatiche italiane?" Risposta: "America"

"L'ozono ci protegge dai raggi ULTRAVIOLENTI" (se sono pericolosi ci sarà un motivo)

"Le falde artigianali" (le artesiane lasciamole all'industria)

"Le maree fanno variare la pressione atmosferica" (vi giuro che troverò un nesso, prima o poi)

"L'atmosfera fa variare il peso dell'atmosfera" (ci rinuncio)

"L'atmosfera è il gas che vola"

"L'ozono protegge i raggi dal sole" (e il giubbotto di kevlar protegge i proiettili dalle pistole)

"I neuroni sono impulsi elettrici"

Il connettivo propriamente detto diventa "connettivo prosperamente dato" (dislessia portami via)

"I neuroni hanno i detriti" (dendriti era troppo difficile)

"Il plasma si trova nel latte" (i famosi biscotti plasma)

"Il sacrolemma delle cellule muscolari" (amen)

"Le piastrine sono le piastre che mettono ai denti" (mamma, ho un coagulo in bocca)

"Il tessuto nervoso dipende dal cervello"

"La loro contrazione è incontrata"

Domanda: "Di che colore è il fiore dominante?" Risposta: "Liscio"

"Il tessuto muscolare è fatto di cellule di forma annunciata" (signore e signori, ecco a voi i miociti)

"... poi mi viene la scoliosi alle gambe" (non ricordo l'inizio della frase, stavamo troppo ridendo)

"Mendel ha creato la prima pila" (bello sto crossover)


"La materia è quella che sta dentro i brufoli"

"Negli animali l'amido si trova nel pane"

"In un orto facciamo crescere i batteri" (mi sa che non è chiaro il concetto di terreno di coltura)

Domanda: "Un esempio di proteina in struttura quaternaria?" Risposta: "L'uovo"

"La proteina è una conseguenza di amminoacidi"

"Mettere sotto terra DNA composto da uranio" (no, non mi chiedete spiegazioni)

"Le piante producono zucchero mediante combustione" (piccoli piromani crescono)

"L'amido è un tipo di grasso"

I nodi di Ranvier diventano di "Ragner" e il ciclo di Hodgkin diventa di "Hodker" (per il prossimo pentamestre ci sono un sacco di nomi strani, mi aspetto grandi cose)

"I polmoni sono travestiti dalla pleura" (dolcetto o scherzetto?)

"La prostata dona agli spermatozoi i cromosomi X e Y" (scritto da un maschietto)

"All'interno del naso si riscalda il muco"

"La maturazione dell'ovulo avviene nel sistema endocrino"

" Si dividedono" (tempi verbali fantastici e dove trovarli)

"I peli all'interno delle narici fanno da riscaldamento"

I corpi cavernosi diventano "corpi cavernicoli"

"In seguito il bolo passerà per la trachea, elemento del dotto intestinale" (combo letale, morte e palla al centro)




Come consuetudine, di seguito metterò i link alle altre perle di saggezza degli anni passati, cliccateci sopra:
Frittate e risate: il piatto forte di un alberghiero
La scuola sta finendo, le risate no
Meiosi e mitosi riviste e corrette
L'universo secondo i miei alunni


martedì 30 gennaio 2018

Il sentimento riscoperto: l'amicizia

  

Gli amici... Chi sono, ma soprattutto, cosa sono? spesso camminando per strada o in genere, ascoltando le persone, mi capita di sentire "ah si quello amico mio è" e frasi simili. Ma quanto veramente sappiamo e conosciamo di una persona, del suo trascorso, della sua indole, sensibilità e di tutto ciò che la rende unica nel suo genere?

Bisognerebbe usarla con cautela, la parola AMICO, perché dovrebbe esistere un'educazione comune a riguardo; l'amico non è colui con cui si gioca e basta, poi al momento del bisogno o altro sparisce; non è colui che ti travia su strade non tue, bensì colui che ascoltandoti ed ascoltandosi, ti accompagna sulla tua strada.
Non è quello che non chiede mai scusa perché ritiene di essere sempre in ragione, un buon amico per il bene di entrambe le parti sa come comportarsi, andando anche contro il suo stesso orgoglio.
Non è il disonesto, non agisce in malafede.

Potrei continuare per ore ma la verità è che, alla fine dei conti, molti di noi (come me) hanno diversi o tanti amici con cui scherzare, ridere e chiedere consigli, ma i veri amici quanti sono? Io personalmente li conto sul palmo di una mano.
Delle volte li evitiamo, perché non vogliamo ricordarci di chi siamo, ma loro rimangono lì in attesa di vederci, sentirci e... ascoltarci, mettendo la propria coscienza ed il nostro essere uomini (uomo e donna, sia ben inteso) al primo posto.

Spesso, ci ritroviamo con amici di vecchia data che però hanno preso strade differenti che ci rende difficile mantenere i contatti giornalmente con loro; però il senso di colpa è forte: come si può rompere o limitare un'amicizia che dura da decenni perché le vie ormai sono diverse e la stima viene a mancare? Tutte le volte che ci siamo stati l'uno per l'altro le si dimentica? Tutte le fesserie fatte assieme?

Bisogna avere coraggio, la forza di capirsi e di crescere anche se questo richiede rompere con determinate persone che hanno inciso sul nostro trascorso di vita; bisogna avere la forza di assaporare nuove pietanze, senza rimpiangere cosa si è mangiato prima.
Il cibo va a male, scade e non è detto che ciò che mangiamo per una vita, ad una certa età ci piaccia ancora.
Ci si ritroverà cosi improvvisamente sazi, ma prima o poi la fame tornerà ed ogni giorno si mangerà sempre di più.

A volte i dolori ritornano... ma tutto passa, basta avere pazienza, volontà e audacia; dobbiamo trovare quella forza che ci spinge ad andare avanti e a metterci in discussione, sempre, anche a rischio di fallire, affrontando il passato ed il cambiamento che il presente/futuro porta con sé.
D'altronde siamo nati per stare fermi o per essere dinamici e rischiare?

Non bisogna avere paura, sempre portando rispetto verso le persone, bisogna discernere tra i componenti delle nostre cerchie e capire chi vale (in termini di umanità) e chi no. Altrimenti ci si potrebbe ritrovare da soli, con un contorno di marionette che di noi non sanno niente.

Bisogna star bene con se stessi prima di poter stare bene con gli altri, non dimentichiamocelo.
E fa niente se viene detto che siamo egoisti, meglio egoisti per un periodo per poi poter dare il 100% alle persone che non riuscire a dare nulla e stare comunque male. Chi ci giudica, d'altronde, cosa sa di noi? E magari sono gli stessi AMICI a farlo.

Una buona giornata e serata a tutti voi, lettori del blog da Paolo alias "doc_pc" 

lunedì 15 gennaio 2018

Dalla Cina con furore


Un volo intercontinentale, uno scalo molto lungo in uno degli aeroporti più grandi della Cina e tanto tempo da far scorrere. Quando dopo un lauto pranzo a base di oca laccata e ravioli ripieni di maiale e cinese ti sei girato oramai tutti i negozi che l'aeroporto offre, non resta che far riposare i piedi seduto su una delle panche della zona di attesa. Ed inevitabilmente inizi a osservare la varia umanità che popola tale luogo.
I turisti europei sono quasi inesistenti, inizio a dubitare che qualcuno all'agenzia viaggio mi abbia voluto fare un pessimo scherzo; tuttavia i numerosi cinesi mi offrono un sacco di spunti di riflessione.

Innanzitutto: sono davvero tutti uguali? Beh no. Ma si possono collocare in un pugno di categorie con delle caratteristiche che si ripetono con matematica costanza.

Nella seconda voce del menù leggiamo la loro specialità: ravioli di maiale e cinese
La stragrande maggioranza si colloca in quelli che da piccoli sono caduti di faccia dalla culla: il loro viso frontalmente si presenta largo e tondo mentre di profilo è possibile tracciare una linea retta che congiunge fronte, naso e mento; immagino che i terrapiattisti si siano ispirati a loro. Poi troviamo quelli i cui discendenti dovevano essere gli antichi abitanti della steppa, con dei tratti che richiamano alla mente quelle genti che vivono dal Tagikistan alla Mongolia: scuri di carnagione, con tratti del volto piuttosto spigolosi; solitamente sono solo di sesso maschile e già avanti con gli anni.



Ed a proposito di anziani, ci sono un sacco di loro con la stempiatura caratteristica (quella di Mao per intenderci). Ora non so se è un loro difetto genetico o se proprio ad una certa età decidono di farsi rasare in quel modo, fatto sta che in generale i cinesi non hanno un buon rapporto con le acconciature. Come ti giri giri, trovi sempre i soliti 3 tagli: immagino il parrucchiere tipo quello di GTA San Andreas, dove entri, scegli una delle acconciature proposte e quella ti rimane a vita.

Capita a volte di poter raggruppare diverse cinesità in base a cose e non a tratti somatici. E su tutte, ciò che colpisce maggiormente è la presenza nelle loro mani di contenitori contenenti contenuti al limite del surreale: bevande dal color Gange con dentro larve secche in infusione o cibi dalle forme e consistenze poco invitanti che emanano esalazioni mortali. Per carità, possono sicuramente essere delle loro tipiche prelibatezze, ma preferisco rimanere con il beneficio del dubbio. E poi di certo sono meglio di ciò che loro spacciano per caffé espresso!!


Dato che alla fine sono quasi tutti uguali e nasce in loro il desiderio di distinguersi, eccoli abbigliarsi con vestiti strani, sgargianti e con abbinamenti al limite del legale. E a dare il loro meglio sono proprio le fanciulle che propongono outfit esilaranti: scarpe in vernice rosa, calze dai disegni degni del miglior trip da funghetti, abiti a metà tra il cosplaying e il collegio, il tutto condito da un numero imprecisato di accessori imbarazzanti. Un'accozzaglia di stili e abbinamenti che Picasso levati proprio: la vera Guernica è la moda in Cina. Ma la cosa che più mi ha fatto ribrezzo è stata la visione (purtroppo non isolata) di ballerine a punta con tacco a spillo alto 3 cm abbinate a calzini bianchi con orletto in raso poco sopra la caviglia...

E in tutto ciò, mi direte, ragazze carine ce ne stanno? Ma è ovvio: NO!! Qualcuna decente ho avuto la fortuna di incrociarla, tipo la piccinna che mi ha servito il pranzo al ristorante, però ci sono volute un paio di birre per alzarne il livello di bellezza.
Beh, è tempo di andare al gate di imbarco e di viaggiare verso Sydney per passare un capodanno al caldo estivo... Buon 2018 a tutti!


L'autore dell'articolo si accinge ad entrare nel bar il cui nome racchiude le due cose che ogni italiano ha in bocca ogni mattino