
Un bel giorno, infatti, ha ricevuto dal gruppo DAMM (una società spagnola che si occupa di produzione e distribuzione di birra ed altre bevande) una diffida nell'utilizzare il nome L'Aura Birra perchè i consumatori lo avrebbero potuto scambiarla per la loro birra gluten free "Daura". Ne ho voluto quindi approfittare per andare a trovarlo e, con la scusa di intervistarlo, bere un paio delle sue ottime birre.
Ciao Mauro, raccontaci come ti è nata la passione per la birra e quando hai iniziato a pensare di aprire la tua azienda.
Come tanti homebrewer ho iniziato a fare birra in casa con le pentole di famiglia finchè ho sospeso la produzione per qualche anno per andare a vivere in a New York. Lì ho conosciuto un approccio più semplice e goliardico alla birra artigianale, acquisendo la passione degli americani per il mercato locale. Tornato dagli Stati Uniti per corteggiare la mia attuale fidanzata Laura e finalmente mettere la testa a posto, sapevo che avrei dovuto inventarmi qualcosa ed ero sicuro che la birra, essendo ancora un prodotto "nuovo" in Italia, mi avrebbe dato soddisfazioni.

Per chi non le conoscesse ancora, quali sono le tue birre?
Ho iniziato l’avventura con L’AURA BIRRA, golden ale da 4,5°, buona struttura e malto predominante. Poi ho arricchito la gamma con qualcosa di più impegnativo: una rossa da 6,8°, dalle note leggermente tostate e chiuso il tris con L’AURA BIRRA IPA, 5°, dedicata al rugby, sport al quale mi sono appassionato sostenendo anche come giocatore la SALENTO RUGBY ASD.
Bene, torniamo al topic principale. Il nocciolo della questione sta tutto nel nome, come è nata "L'Aura Birra"?
L’AURA BIRRA nasce per essere una birra artigianale diversa dalle altre, soprattutto per il tipo di comunicazione legata ad essa. L’AURA BIRRA non parla di malti o lieviti speciali ma parla della dedica che ho fatto alla mia compagna Laura, racconta di come insieme stiamo realizzando i nostri progetti e stiamo costruendo, grazie alla birra, un futuro insieme.
Quando hai ricevuto il primo contatto con il gruppo DAMM cosa hai pensato?
Molti mesi dopo il tentativo di registrazione del marchio "L’AURA BIRRA ARTIGIANALE SALENTINA", il gruppo multinazionale DAMM mi invia una lettera di diffida dalla registrazione perché insinua che il marchio "DAURA", di loro proprietà, possa andare in conflitto con il mio. Sapevo che per loro era un caso come un altro, possiamo dire di routine, ma io credevo nel mio prodotto e ho cercato di capire subito quanto mi sarebbe costato questo gioco.
Quali sono state le tue azioni?

Sappiamo che anche il nostro amico Raffaele Longo ha avuto un problema simile e anche lui ne è uscito vincitore, ti ha aiutato in questa faccenda?
Anche il birrificio B94 ha avuto una brutta questione con il marchio Ceres, per problemi legati a somiglianza tra etichette. Nonostante la mia battaglia fosse già iniziata quando si è conclusa la sua questione, dall’esperienza ho appreso che bisogna difendere i propri interessi, quando questi sono onesti e non ledono gli altri.
Che programmi hai per il futuro?
Per ora voglio concentrarmi sul mercato locale, fare apprezzare il mio prodotto il più possibile, avere quella serenità che spesso le piccole aziende non hanno. Il mercato è così difficile e la concorrenza forte.
Grazie mille, vuoi lasciare un consiglio ed un saluto ai nostri lettori?
Vorrei ringraziare tutti coloro in questi anni ci hanno sostenuto e incentivare le persone ad un consumo consapevole. Birra artigianale non vuol sempre dire birra buona o birra “pesante”. Vuol dire solo che dietro ogni bottiglia c’è un artigiano con le sue gioie e i suoi dolori. Purtroppo l’unica normativa per la definizione di birra artigianale, tra le varie cose, pone come limite di produzione i 200.000 ettolitri all'anno che, detto in bottiglie da 0.33 litri, sono 60 milioni di bottiglie. Cosa vuol dire questo? Che la mia piccola produzione per la legge italiana equivale, nella dicitura, a quella di birrifici artigianali che fatturano milioni di euro ma che nel concreto hanno maggiori possibilità nel campo del mercato.
