Ciao Nonna,
cosa meglio di una lettera
per raccontarti cosa sta accadendo "ai miei tempi".
Sono passati pochissimi
anni da quando ci hai salutato per l'ultima volta, eppure ho la sensazione che
non crederai mai a tutto ciò che sto per scriverti.
Ti ricordi quante
amuchine per le corsie di quell'ospedale che purtroppo era diventato un luogo a
te così familiare? E ti ricordi con quanta noncuranza la gente vi passava a fianco?
Ecco, quella sostanza
contenuta in quei flaconi da circa un anno è diventata preziosa e
indispensabile, ciascuno di noi ne ha litri nelle proprie case, in macchina, in
ufficio, ovunque praticamente, e per lunghi periodi è stata addirittura
introvabile. Al pari delle mascherine chirurgiche nonna, quelle che indossavano
(neanche tanto) medici e infermieri, ricordi? Ecco, adesso le indossiamo tutti,
ogni qualvolta usciamo di casa o entriamo in contatto con altre persone,
fatichi a crederci vero?
Sai, un brutto virus è
entrato di prepotenza a far parte della nostra quotidianità, un virus che fa
stare tanto male... e che nelle persone anziane o con qualche patologia
pregressa può addirittura risultare letale.
Un virus, come quello
dell'influenza, ma che... toglie il fiato, fa tossire, debilita, come una
brutta polmonite.
Un virus che... toglie e
basta nonna, ci ha tolto tanto, a molti purtroppo ha tolto tutto.
Solo in Italia sono morte
decine di migliaia di persone con o per il virus, decine di migliaia di
famiglie sono rimaste orfani dei propri cari, centinaia di migliaia di lacrime
sono state versate.
Ci è stata tolta la
libertà di abbracciarci liberamente nonna, o di respirare uno accanto
all'altro, proprio perché è così che il virus si propaga tra di noi.
Ci è stata tolta la
libertà di uscire, per lunghi mesi c'è stato il "lockdown", lo so che
è una parola strana... ma tradotta la stranezza lascia spazio alla tristezza,
perché significa restare chiusi in casa senza poter uscire per nessuna ragione
se non per fare la spesa. Ma ci pensi? Per lunghi mesi dicevo... chiusi in casa
senza poter andare a lavorare, a trovare i propri genitori, gli amici, le
persone care e le persone in difficoltà... sai nonna.... tantissimi ammalati si
sono ritrovati soli nelle lunghe corsie di ospedali, cliniche e case di riposo,
abbandonati più che mai al proprio destino, ad affrontare la morte da soli, e
te lo dicevi sempre... quanto fosse terribile affrontare la morte da soli.
C'è stato il lockdown
durante il quale ciascuno di noi si è ritrovato a fare i conti con le proprie
fragilità, improvvisamente quella sensazione di immortalità e supremazia nei
confronti di tutto ciò che ci circonda ha piano piano lasciato spazio a
scoraggiamento e paura, ha portato molti di noi a chiudersi in sé stessi, a
riflettere sulla nostra condizione, a interrogarci nel profondo sui concetti di
vita, felicità, futuro, eternità.
Ci è stato tolto il
lavoro, e con esso i sogni, le speranze, la voglia di immaginare ad un domani
colorato di serenità.
Già cara nonna, non ci
crederei nemmeno io se non lo avessi vissuto, se non lo stessi vivendo sulla
mia pelle.
Eh si perché ormai è
quasi un anno che questa brutta bestia vive e si diffonde tra noi, e non è
cambiato molto dall'inizio dell'epidemia, anzi... i "numeri" (si
nonna, ogni giorno ci vengono comunicati tanti "numeri", che abbiamo
imparato ad accettare come tali, ma che nascondono battiti che lottano o
respiri che si fermano) sono sempre impietosi, parliamo di migliaia di persone
che ogni giorno si ammalano e centinaia di persone che ogni giorno ci lasciano.
Non c'è più il lockdown
ma adesso ci sono i colori. Non quelli per colorare, magari, aiuterebbe tanto
un po' di colore ora che a prevalere è un generale grigiore. Hanno pensato bene
di colorare le diverse regioni di giallo, arancione e rosso, e in base al
colore sono state prese misure restrittive via via crescenti, come non poter
spostarsi da un comune all'altro o non poter uscire se non per motivi di
comprovata esigenza.
Se ti stai chiedendo come
si incontrano parenti e amici... beh non si incontrano, abbiamo imparato a
farci bastare sentirci in chiamata o vederci in videochiamata.
E poi c'è il coprifuoco
alle 22, ci credi? Proprio come le storie che mi raccontavi tu, quando
imperversavano guerra e dittatura. Non ti preoccupare però, se vieni trovato
per strada dopo quell'ora non vieni processato per direttissima, ma solo
multato... però sai, abbiamo imparato anche questo, che sommato a tutto quello
che ti ho raccontato, ti fa capire come paura e privazione siano ormai due
concetti che fanno parte delle nostre vite, che abbiamo appunto imparato... e
che adesso ci appartengono.
Abbiamo imparato
dicevo... ma mai accettato. E credo che mai lo accetteremo. Perché quando non è
il virus ad uccidere, sono le privazioni a farlo. Siamo sempre più stressati,
tristi, nervosi per un presente che non siamo liberi di vivere come vorremmo e
come potremmo. E cominciamo anche a interrogarci sul senso di tutto questo...
sul senso di una vita vissuta in questo modo, sul futuro che mai come adesso
pare a giorni incerto, in altri inesistente.
Dobbiamo farci forza, lo
so, mi diresti di affidarmi a qualcuno molto più in alto e più grande di noi, e
lo sto facendo, stai tranquilla nonna. E so che passerà, prima o poi passerà e
torneremo a riabbracciarci, a sorridere occhi negli occhi con chiunque, senza
brutte mascherine che nascondono i nostri visi.
Sai, mi sono ricordato di
quando da piccolo mi portavi quelle bellissime letterine di Natale, forse è
proprio da quel ricordo che ho pensato di scriverti una lettera, una lettera da
appendere all'albero di Natale o perché no, magari all'albero della vita,
perché quale periodo migliore per rinascere... se non il Natale?
Ciao nonna, ti abbraccio
forte forte come nei sogni nei quali spesso ci incontriamo e che mi fanno
svegliare con gli occhi lucidi.
Ti voglio bene.
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