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El Sabinal, l'albero simbolo di El Hierro |
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Tutto inizia con la voglia di fare qualcosa di epico, qualcosa di non convenzionale, che rimarrà alla storia o almeno che potremo raccontare ai nostri nipoti. La nostra idea (mia e di quel pazzo di Davide) era quella di affrontare il cammino verso Knivskjellodden, il punto più a nord dell'Europa continentale; purtroppo però, nel periodo destinato alle vacanze, c'era ancora troppa neve e non avremmo potuto muoverci in totale sicurezza.
Dovevamo decidere una meta alternativa e dato che a nord era troppo freddo, abbiamo deciso di spostarci verso sud. Una rapida ricerca su internet ci ha svelato i due punti più a sud d'Europa: uno in Grecia (parlando di Europa continentale) e uno alle Canarie (se si tiene conto anche delle isole del nostro continente); ovviamente, puntiamo all'arcipelago che si bagna nell'Atlantico.
In particolare, il punto più a sud, si trova nell'isola di El Hierro, la più piccola e meno conosciuta (turisticamente parlando, e questo già bastava per convincerci) di tutte le Canarie. Essa però era talmente ricca di posti incantevoli e di cose da fare che da subito non vedevamo l'ora di partire.
Per vedere meglio le foto, basta cliccarci sopra (anche da mobile).
ATTENZIONE: se non vi va di leggere il diario di questa avventura giorno per giorno, andate direttamente a fondo articolo dove troverete le impressioni di viaggio in cui capirete perché il prossimo biglietto aereo da fare sarà per El Hierro!
PRIMER DÌA
Tralasciando i dettagli del volo (dico solo che abbiamo fatto un Brindisi - Tenerife Nord con scalo a Barcellona) inizio il mio racconto la mattina del primo giorno. Era ancora buio e fuori imperversava un temporale di vento e acqua; il collegamento da Tenerife a Valverde (il piccolo aeroporto herreño) era a bordo di un ATR-72, aereo a elica famoso per non essere il re della stabilità. Cercando di farci coraggio ci scofaniamo mezzo bar dell'aeroporto: appesantendoci avremmo contribuito a stabilizzare l'aereo e nel peggiore dei casi saremmo morti sazi. Arriva il momento dell'imbarco ed entrando nel velivolo ci colpiscono due particolari, il primo è che non potevamo stare eretti perchè sennò sbattevamo al tettuccio, il secondo è la bellezza delle hostess... questo ATR infondo ha anche lati positivi! Il volo è stato tutto sommato confortevole e nonostante il vento laterale al momento dell'atterraggio, non ci sono stati grossi problemi.
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Il nostro ATR-72 |
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El Hierro visto poco prima di atterrare |
L'isola è piccolina (solo 30kmq più grande di Lecce) ma ben collegata e decidiamo di noleggiare una macchina (prezzi bassissimi anche per il carburante che al litro non supera 1 euro); ci tocca una Hyundai i10 che si rivelerà un potente mezzo nelle mani di Davide (affidabile un po' meno ma solo perché guida lui). Usciti dal piccolo aeroporto ci dirigiamo verso il capoluogo dell'isola, il paesino di Valverde. La principale attrazione è la chiesa di Nuestra Señora de la Conception; molto bella e colorata, ricorda un po' gli edifici che si vedevano nel telefilm Zorro. Da qui ci spostiamo verso la costa (in paese non c'era nessuno, erano appena le 9 di domenica mattina).
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Nuestra Señora de la Conception, interno |
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Nuestra Señora de la Conception, esterno by night |
Scendiamo verso il Charco Manso (zona nord-est) e subito rimaniamo incantati dal colore turchese intenso dell'acqua, dalla spuma e dalla violenza delle onde che, sospinte dal vento nel pieno oceano, si infrangevano sui neri scogli vulcanici. Charco Manso vuol dire "conca calma", ma quella mattina di calmo non aveva nulla! Le foto non rendono al meglio ma già fanno capire quale meraviglia fosse. Qui, mentre registro un breve video, vengo investito in pieno da un muro d'acqua di un'onda più forte e mi inzuppo dalla testa alle caviglie (i piedi no, avevo gli scarponi impermeabili). Tra imprecazioni e risate mi cambio e ci rimettiamo in marcia. Il nostro itinerario ci portava a girare l'isola in senso antiorario lungo la costa occidentale. Avevamo intenzione di fare il bagno in uno dei numerosi "charcos" (il più spettacolare il Charco Azul), piscine naturali scavate dal mare nelle colate laviche costiere, ma in quei giorni, su quel versante batteva il forte vento che da ovest attraversava tutto l'Atlantico.
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Charco Manso |
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La meravigliosa acqua turchese di El Hierro |
Entriamo nella provincia de La Frontera e percorrendo tutta la litoranea ci fermiamo ad osservare e fotografare non solo lo spettacolo che ci offre la natura ma anche delle attrazioni antropiche come il Pozo de las Calcosas e l'Hotel Punta Grande che ha ricevuto il Guinness dei primati per essere il più piccolo del mondo.
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Pozo de las Calcosas |
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Las Calcosas |
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Un pazzo Pier Mastro su un arco di scoglio |
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L'hotel Punta Grande |
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Era ora di pranzo e scegliamo di pasteggiare presso il Mirador de la Peña, un ristorante progettato da César Manrique, architetto canario, dal quale si può ammirare una scogliera di 15km di estensione e quasi 2km di altezza, ricoperta da fitta vegetazione, e le rocce di Salmor su cui sono state ritrovate le ultime lucertole giganti endemiche di El Hierro (
Gallotia simonyi). Per prevenirne l'estinzione (ne sono rimasti pochissimi esemplari) e studiarne meglio l'etologia vi è un piccolo ecomuseo con annesso il lagartario che può essere visitato; qui si possono pure vedere e visitare le abitazioni dei primi abitanti delle isole e quelle costruite dai colonizzatori. Sotto questo insediamento, poi, si viene portati in una grotta di origine vulcanica i cui cunicoli si diramano fino al mare.
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Roque de Salmor vista dal Mirador de la Peña |
Concludiamo la visita alla costa ovest rilassandoci con un gin tonic nei pressi del Charco Azul. Da qui saliamo verso Los Lanillos per prendere possesso del nostro alloggio notturno e cenare in un guachinche: storicamente erano delle cantine o taverne improvvisate in cui si poteva bere il vino prodotto dal proprietario assieme a piatti della tradizione canaria. Noi ci siamo fermati presso "Guachinche Frontera", posto molto caratteristico, dove il ragazzo che ci ha accolti (proprietario, cuoco, cameriere e piccinnu della conza), ci ha preparato il formaggio piastrato con sopra il mojo e una paella alla catalana (si, lui è catalano); satolli e appagati ce ne andiamo a dormire.
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Interno del Guachinche Frontera (se volete la pwd del WiFi poi ve la passo) |
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Il chiarissimo menù |
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Queso asado y mojo (a sin) e la paella alla catalana (a dx) |
SEGUNDO DÌA
Il nostro itinerario faceva iniziare il secondo giorno con una trekkata sul Pico Malpaso ma le condizioni meteo ci hanno fatto desistere; oggi avremmo comunque aggirato il pizzo estremo per dirigerci verso il Mar de la Calma. La strada che ci ha portati nel versante sud non è propriamente comoda, si sale lungo i costoni di varie colate laviche seguendo un tragitto in salita e con ripidi strapiombi a bordo strada. La prima tappa di oggi è la spiagga del Verodal, spiaggia con della grossolana sabbia di origine vulcanica e dal tipico colore rosso. In realtà c'era stata una recente frana e l'accesso era interdetto ai pedoni ma ci siamo avventurati lo stesso per fare delle foto da vicino. Il vento era ancora molto forte e abbiamo evitato di fare il bagno.
Dettagliatissimo diario di bordo .. grazie per averlo postato .. mi hai fatto immergere in questi incantevoli posti. Questo è viaggiare.
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