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mercoledì 27 luglio 2016

Viaggio negli US - New York (1^ parte)

Cari lettori e lettrici di GenericaMente, in questo articolo vi parlerò di un'altra città degli USA che ho avuto il piacere di visitare; non una città qualunque ma la regina indiscussa delle città: New York City.
Una città dalle mille facce, la città che non dorme mai, la città nella città. Ogni singolo quartiere differisce per popolazione, costruzione e modi di vivere. Vi consiglierò ciò che non dovete assolutamente dimenticare di vedere e gli itinerari da seguire, mostrandovi anche il mio reportage fotografico!

Iniziamo dal volo, come potete vedere dalla foto in basso si sorvola la regione canadese del Quebec: nei periodi inverali essa offre una vista surreale con distese di neve che si confondono con l'orizzonte, fiumi ghiacciati e bianche foreste...



Una tappa fondamentale che non deve mancare nel vostro soggiorno a NYC è una passeggiata al tramonto sul ponte di Brooklyn. Io consiglio di prendere la metro e scendere a Brooklyn (nei pressi del ponte c'è la fermata della linea blu). Viaggiando in direzione Manhattan durante la cosiddetta "ora blu" si potranno osservare le luci della città che man mano si accendono dando un tocco geometrico e colorato ai grattacieli che cresceranno sempre di più man mano che vi avvicinerete.



Tralicci si intersecano lungo le campate in pietra, accendendo la creatività fotografica. Il ponte è anvhe questo.

Ora il viaggio entra nel simbolo della città. Sveglia all'alba e corsa fino a Battery park, sperando che nessuno l'abbia pensata come te! Altrimenti la giornata inizia con una lunga fila di persone che aspettano per i controlli di sicurezza prima di iniziare la traghettata verso sua maestà la Statua della Libertà. Lo skyline è mozzafiato, una schiera di grattaceli sembra affiorare dall'acqua come tanti alberi di acciaio e vetro.


Se la fortuna sarà dalla vostra parte, qualche gabbiano deciderà di seguire il vostro battello, avrete la possibilità di realizzare foto così.

Sua maestà la Statua, posta su Liberty Island, alta circa 100mt compresa di piedistallo, ospita un museo con la sua storia.


Dopo aver visitato la Statua della Libertà, il battello fa tappa a Ellis Island, l'isola in cui venivano accolti i migranti ad inizio '900. Se siete fortunati troverete anche il vostro cognome nell'elenco dei circa 2 milioni di migranti che sono transitati da li.

Se c'è un luogo della Terra che non dorme mai, che è pieno di luci, colori, suoni di ogni genere, taxi che sfrecciano ed una moltitudine di lingue che si mescolano in una moderna Babele, quello è Times Square!
Centinaia di migliaia di persone ogni giorno attraversano i marciapiedi della piazza, centinaia di macchinette immortalano ogni singola persona nella piazza, è la Coppa dei Campioni conquistata da ogni turista che visita NYC.

Times Square al tramonto

Times Square all'alba

Camminado sulla Ave of the Americas, potrete osservare in lontanza l'Empire State Building, il re dei grattacieli di Manhattan. A dire il vero, è il più amato dai turisti ma il più odiato dagli americani: per loro il simbolo della città è il Crysler Building. Con i suoi circa 380mt, dopo il crollo delle Torri Gemelle è divenuto il grattacielo più alto d'America mantenendo il primato fino all'inaugurazione della Freedom Tower.
Il suo ingresso principale è posto sulla 5Ave. Per chi non lo sapesse, a Manhattan le strade verticali di chiamano street e le orizzontali avenue, l'unica strada che fa eccezione e interseca tutte le street ed avenue si chiama Broadway.


La parta alta dell'Empire viene illuminata a seconda delle festività e dei periodi dell'anno con colori diversi. Vi consiglio di visitarlo dal pomeriggio fino a dopo il tramonto, i suoi 380 mt fanno un certo effetto in quanto è posto al centro di Manhattan.


Tanti altri luoghi da visitare a NYC sono i musei, ed ognuno di essi, a rotazione, può essere visitato gratis un giorno a settimana. MoMA, Metropolitan Museum, American Natural History Museum e Guggheneim sono i musei che vi consiglio di visitare.


Un altro luogo che merita di essere visto è il memoriale dell' 11 Settembre, molto toccante dal mio punto di vista, posto nel luogo preciso in cui prima del tragico attentato c'erano le Torri Gemelle.




Trinity Church sita all'inizio della Broadway nei pressi di Wall Street


Chiudo la prima parte del mio racconto su NYC con una foto della Freedom Tower che con i suoi 541 mt è il grattacielo più alto d'America ed è situata accanto al memoriale.
Per raggiungere l'ultimo piano vi è un ascensore che in soli 50 secondi sfreccerà verso la cima del grattacielo. Ma non preoccupatevi, questo brevissimo "viaggio" sarà accompagnato da delle immagini che ripercorrono la storia dell'America dalla sua scoperta fino ai giorni nostri.

Concludo la prima parte del mio racconto, vi lascio contemplare queste meraviglie e vi aspetto per continuare assieme il viaggio nella Grande Mela.


venerdì 15 luglio 2016

Street Food Time, il festival del cibo a Lecce

Più atteso dell'applicazione Pokémon GO, più desiderato di Diletta Leotta, più unto di un culturista alla gara finale, il tour italiano dello Street Food Festival arriva a Lecce per portare anche nel Salento quel tocco di godimento che regala all'estate un motivo in più per uscire di casa la sera.


Soltanto avvicinandosi in Piazzetta Libertini ci si immergeva in quell'insalubre ma invogliante profumo di frittura che ti ingrassa i recettori olfattivi facendoti pensare che il Paradiso è alle porte. Ciò che in realtà vedi è però una bolgia infernale di gente affamata che reclama soddisfazione addominale!

Le geometrie erano chiare: a destra e a sinistra il cibo, in centro esternamente panche e tavoli, nel cuore l'abbeveratoio con tanta (e ringraziamo ogni divinità conosciuta e non) ottima birra artigianale.

Il vintage, una volta originale, ha fatto da padrone sostituendo le forme grezze dei camioncini (stile Giorgione lo zozzone) con delle tondeggianti e suadenti linee di antiche roulotte nelle quali, cambiando la natura della prestazione, si paga per avere piacere... Tanto piacere!!

Di food ce ne sta per tutti i gusti: dal chilometro zero alle tipicità d'oltreoceano, fino alle tipicità regionali italiane di cui spesso sogniamo di fare indigestione.
Da amante della Sicilia non potevo che iniziare la mia lunga cena con pane e panelle! Il furgoncino del panellivendolo era di uno strano giallo, intonato al colore dei ceci, forse anch'esso era commestibile... Una spolverata di pepe e via alle danze! La mente volava e mi ritrovavo in Trinacria tra i carretti coloratissimi e i colpi di lupara... Ah no, quello era solo il mio stomaco che reclamava altro cibo!

Ardua scelta, l'angus neretino e la parmigiana in tempura mi chiamavano come le sirene di Ulisse; il buon gioco però lo ha avuto il sangue. Non quello della tagliata ma il mio, il quale mi ha prepotentemente ricordato
le mie origini abruzzesi e quindi mi ha portato, sulle ali di bianchi fumi di grasso, allo stand dove cuocevano gli arrosticini! Il mio entusiasmo è stato smorzato dall'anacronistica origine dello stesso, dato che serviva principalmente specialità marchigiane; la prima domanda alla cassa è stata "di che animale sono?" e alla conferma che fossero di pecora (la pecora è la miglior risposta a tutto), ho subito sganciato la grana!!

La sete a questo punto era diventata la priorità a cui dar retta, dato l'elevato tasso di umidità portata in dono dallo scirocco e il caldo di un luglio salentino; la scelta è caduta su un'ottima IPA di un birrificio abruzzese (coincidenze?), il cui nome, nonchè etichetta, avevano il loro perché: "Red Head"...

Continuando a girovagare per questo Eden del colesterolo, lascio i venditori nostrani per finire in Sud America. La prima folle scena è stata quella di un quarto di bue (leggi angus argentino) tagliato al coltello e messo sulla griglia con la stessa cura con cui un bimbo appena nato viene posato, ancora pregno di sangue, sul petto amorevole della mamma. Una scena atavica che ti rende parte del mondo e ti lega nell'eterno circolo del "siamo ciò che mangiamo"... Ed io sono diventato angus e l'angus è diventato me!
Da buoni vicini poi, ecco una taqueria messicana posta lí accanto; non ho trovato alcun Pedro col baffone ma i tacos erano davvero da leccarsi i baffi... Forse Pedro li aveva e se li è consumati così, a colpi di lingua e guacamole.

Di certo, tra olive ascolane, cremini, gnocco fritto, arancine, parmigiane, veganerie (eh si, ora vanno di moda), arrosticini e panelle, non si muore di fame e nemmeno ci si annoia; se poi aggiungiamo la birra artigianale (ben 5 i birrifici presenti), ciò che resta da fare è andare a Lecce e prendere parte a quest'orgia di sapori.
Non c'è fretta però, è iniziato ieri ma dura fino a domenica 17, avrete tutto il tempo di assaggiare ogni cosa senza dovervi portare lo stomaco di riserva!

venerdì 8 luglio 2016

Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino.

"Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino" è il libro che tutti, almeno una volta nella vita, dovremmo leggere. Alcuni brani sono stati inseriti persino nelle antologie scolastiche ed è uno tra i testi più tradotti della narrativa mondiale. Ho avuto modo di leggerlo qualche anno fa e, ritrovandolo in rete, ho deciso di leggerlo di nuovo. Rileggere i libri a distanza di tempo vuol dire cogliere ulteriori sfumature che possono sfuggire ad una prima analisi.

La protagonista delle vicende narrate è Christiane F. che racconta, con un linguaggio crudo e diretto, la sua adolescenza e quella dei suoi coetanei, nella cupa Berlino degli anni '70.

Il libro è nato da un’intervista condotta per due anni a Christiane da parte di due giornalisti Hermann e Rieck.
Il racconto si apre con l’infanzia travagliata della protagonista, con un padre instabile e violento e una madre troppo insicura. Christiane entra nel mondo delle droghe leggere a soli 12 anni e poco dopo anche in quello dell’eroina.
Pagina dopo pagina si percepisce quasi un senso di ricerca della felicità effimera, una scappatoia dal degrado affettivo in cui Christiane e i suoi amici sono inghiottiti.

Un incalzante meccanicismo scandito da “Mi drogo, mi disintossico, vado a battere alla stazione, mi drogo di nuovo” suscita una profonda angoscia in chi legge, poichè ci si aspetta una routine tipica di una ragazzina spensierata che a tutto dovrebbe pensare tranne che a bucarsi.
Leggendo si percepisce sempre di più lo sconforto di chi sogna e poi distrugge da solo i suoi sogni rendendosi conto della loro assurdità; chi si autoconvince di stare bene, chi prova una disintossicazione dopo l’altra, fallendo ogni volta in un modo diverso.
Il suo approccio a tutta la vicenda è molto strano, forse troppo schietto per una bambina di quell'età. In alcuni punti del racconto tenta un’auto analisi, anche molto profonda, ma il tono è quasi rassegnato come a dire “Tanto prima o poi ci ricadrò”.

I rapporti con le persone intorno a lei sono principalmente relazioni tra eroinomani (per esempio con le sue amiche Stella e Babsi); anche quella con Detlef, il suo ragazzo, per come si prospettava all’inizio quando l’eroina non era ancora la parte più importante delle loro vite.

Il finale, seppur lasci un barlume di speranza, nasconde una rassegnazione da brividi, tanti spunti di riflessione e molti interrogativi. Una storia più che mai attuale che rinnova i riflettori su una piaga che, dagli anni Settanta, resta oggetto di indagine della moderna sociologia e non solo.