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giovedì 10 novembre 2016

Pillola rossa o pillola blu?

Ho sempre pensato che non possano coesistere due estremi.
O è bianco o è nero. O è giovane o è vecchio. O è bello o è brutto.
Ho sempre pensato che l’indecisione si limitasse a cose tra loro simili, come le sfumature di un colore, il dosaggio del sale nei cibi, la destra o la sinistra nella politica moderna.
Oggi però alla soglia dei trenta mi ritrovo a virare drasticamente su nuove prospettive. Mi spiego meglio.
Molto di ciò che ci circonda se inquadrato in un’ottica razionale è statico: Il vento è sempre il vento, il cielo è sempre il cielo, il tramonto è sempre il tramonto.
Essendo statici dovrebbero generare sempre le stesse percezioni, trasmetterci sempre le stesse sensazioni.

Eppure non è così. E qui nasce la mia riflessione.
Perché un cielo stellato una sera può spingerci a sognare e la sera dopo ha il potere di farci sentire immensamente minuscoli e fragili?
Perché un vento d’autunno può emozionare e un vento d’estate può infastidire?
Perché un tramonto può far sognare e spaziare con la mente a tal punto che solo un quarto d’ora dopo, quello stesso tramonto, può mettere sconfinata malinconia?
Quanto è davvero statico ciò che ci circonda?
È difficile trovare le giuste risposte a questi interrogativi. Forse impossibile in alcuni momenti della nostra vita. Però una piccola personalissima idea me la sono fatta e sono qui a condividerla con voi cari lettori.
La realtà è esattamente come noi la creiamo. È questo il super potere riservato agli uomini.


Non c’è nulla di statico, non c’è chi dà e chi riceve. Non ci sono server e client, non ci sono ripetitori e antenne, non ci sono insegnanti e alunni.
Siamo noi il mondo, siamo noi a creare il mondo, siamo noi a creare la realtà che ci circonda.
E allora sì che la vita è bella e brutta. E allora sì che facendo sempre le stesse cose posso essere un giorno dannatamente euforico e un giorno incredibilmente assente. E allora sì che posso sentirmi giovane e vecchio nel giro di poche ore!
Non è facile convivere con questo super potere, ma è nostro, ci appartiene, sta a noi farne buon uso.
Pillola rossa o pillola blu? Che gran visionario.

Buona vita.

giovedì 3 novembre 2016

I 10 professori che incontri al liceo

Una vita nel liceo da studente e poi da docente mi ha permesso di vedere la varia umanità che ogni mattina siede dietro la cattedra per infondere conoscenza (si spera) nelle menti assonnate degli alunni. A parte i professori che sanno il fatto loro, esistono anche dei personaggioni che meritano di essere menzionati in questa Wall of Shame. Vorrei poter dire che siano tutti frutto di un mio trip alcolico ma purtroppo non è così infatti molte delle categorie che sto per elencare sono ispirate da docenti che o sono in pensione o che ancora esercitano traviando i poveri studenti.

Iniziamo con quella figura storica che dovrebbe essere già rinchiusa in una casa di riposo ma che alla veneranda età di quasi un secolo è ancora dietro la cattedra a combattere con la propria demenza senile. La cariatide è ancora legata alle tecniche della Montessori mentre la maggior parte degli alunni naviga già in 3.0; forte dell'avanzata cecità/sordità del docente in questione, tutta la classe ne approfitta per organizzare tornei di briscola e rave party. Tutta, tranne gli sfortunati della prima fila al centro che non solo devono sorbirsi i vaneggiamenti di un povero vecchio ma che, a causa di una dentiera traballante, devono farsi una doccia di saliva ad ogni S o P pronunciata.

Poi abbiamo lei, la vamp, che si atteggia a modella indossando vestitini attillati e scarpe con il tacco vertiginoso. Sarebbe pure una gioia per l'alunnanza maschile se non fosse che per fisico o per età diventa una cosa orribile alla vista. La si vede aggirarsi per i corridoi con un incedere da passerella ma dal passo insicuro; crede di essere come una Valeria Marini ed in effetti lo è ma in versione nature da Grande Fratello VIP.

In contrapposizione alla vamp abbiamo la professoressa da hot line, non per forza procace ma con quella voce molto calda e suave capace di far sollevare anche il PIL dell'Italia. Durante le sue lezioni è possibile osservare come anche i casinisti più efferati seguano in religioso silenzio; tuttavia (e credetemi) nelle loro menti non troverete l'immagine dell'Orlando furioso che in sella al suo destriero va a salvare la propria amata, quanto altri tipi di cavalcate molto meno poetiche ma pur sempre epiche.

Passiamo ora ai professori di quella che può essere considerata l'unica materia amata dagli studenti: educazione fisica. Di essi si riconoscono due categorie ptincipali. Il primo che vedremo è il rattuso: solitamente si presenta trasandato e sudicio mentre il suo fisico da organizzatore di Pasquette fa dubitare che abbia mai fatto Scienze Motorie in vita sua. Le attività si dividono per sessi: i ragazzi da una parte a giocare a pallone, le ragazze con lui in palestra a fare esercizi durante i quali, con zelo ed amorevole cura, preoccupandosi della sicurezza delle fanciulle in questione allunga le mani sulle loro "parti morbide" per sorreggerle durante salti e capriole.

D'altro lato invece c'è il macho, idolo delle studentesse e sogno proibito delle sue colleghe (lui lo sa e giornalmente le riempie di complimenti). La sua missione è far lavorare gli alunni per rendere i loro fisici il più possibile performanti, consapevole che il suo è la perfezione. Corse estenuanti attorno l'edificio, flessioni e allenamenti in sport che conosce solo lui e gli appassionati saltuari delle olimpiadi. I ragazzi stoicamente faticano, le ragazze, a rischio collasso, non mollano per non fare brutte figure davanti al loro eroe mentre il professore macho prende i tempi con il cronometro pagato con tre mensilità. Talvolta la sera si può vederlo impegnato in incontri clandestini con la professoressa da hot line.

Una figura che è sempre presente in ogni scuola è il cinico, spesso un individuo XY, di solito un matematico. Sa che la sua materia è particolarmente difficile e nonostante questo rimane indifferente alle manifestazioni di sconforto dei propri alunni. A volte prova un senso di appagamento nel distribuire insufficienze che solo la risoluzione al primo colpo di una equazione differenziale di terzo grado a cinque incognite gli può dare. Gli studenti lo sanno ed evitano di fargli qualsivoglia richiesta: assemblee, ripetizioni, volontari e rinvii di verifiche saranno sempre accolte con un suo "no" detto con divina superiorità.

Non tutti i professori sono preparati e ferrati nelle proprie materie; a volte capita che arrivi qualche supplente che nella vita fa tutt'altro mestiere e che venga chiamato in extremis per insegnare qualcosa. Lo chiameremo "ingegner cane" ed è quello che non sa fare nulla di diverso da ciò che ha nei suoi appunti. Semmai dovesse avventurarsi in argomenti non trattati nei suoi quaderni lo vediamo iniziare a sudare freddo e inventare robe a caso, salvo poi assoldare il secchione della classe a fare le cose al posto suo. Nel caso di esercizi di matematica che non gli riescono, possiamo osservarlo compiere magie del genere: "al posto del + mettiamo -  e invece di 4 il 3; l'esercizio è uscito!".

Le sue urla riecheggiano non solo per i corridoi ma anche per l'eternità. La voce stridula dai decibel improponibili e l'incazzatura facile sono i tratti caratteristici della professoressa isterica. Non hai studiato? Lei urla. Hai respirato più aria del solito? Lei sfolla. Usi più di due penne per prendere appunti? Apriti cielo. Le basta il minimo input per dar sfogo ad ogni sua rabbia repressa nei confronti dei poveri alunni.

Concludiamo questo scorcio di varia umanità con i due prof che possono ritenersi gli antipodi. La prima figura è la più terribile e temibile, sembra uscita da un rapporto incestuoso tra un generale nazista e la Signora con la falce. Prima del suo ingresso, in classe scende il gelo: malori e terrore pervadono gli alunni e le loro misere vite scolastiche sono appese ad un sottile filo. La mietitrice entra in classe e inizia la strage; siede alla cattedra e analizza i propri registri; non si sa se vuol spiegare o interrogare e il panico si affetta con un coltello. D'altro canto invece c'è lui, il professore giovane; è da poco che è passato dall'altra parte della cattedra e sa come funziona il mondo degli alunni. È della generazione dei PC, della Play Station e di Dragon Ball e si tiene aggiornato sugli ultimi trend in voga. Nonostante il rapporto con gli alunni sia "amichevole", il troll è sempre nell'aria e li rimette in riga con nonchalance e un tocco di originalità. Si definisce severo ma misericordioso e spesso lo si può vedere nei campetti di periferia a giocare a calcetto con i suoi alunni o in birreria la sera ad insegnare la biochimica delle fermentazioni. Voci di corridoio dicono che il suo hobby sia di escogitare verifiche subdole e scrivere su un blog le cazzate che legge nei compiti in classe, ma io non ci credo: sono solo leggende metropolitane!

Dedico questo post ai miei alunni che mi hanno ispirato nel ricercare tutte le categorie elencate e che mi hanno fornito le foto. Voi quali prof avete avuto? Aspetto nei commenti anche altre categorie!!

PS: ogni riferimento a persone o avvenimenti non è per niente casuale! 



sabato 29 ottobre 2016

Buona (mica tanto!) la prima...

Sarà perché quando si parla di Celentano e Mina,  l’entusiasmo si accende irrefrenabile e la mente comincia a vagare gioiosa e incontrollata verso le più rosee strade dei ricordi…..

Sarà perché ripensando alla discografia di entrambi, nasce nella testa di ognuno di noi un motivetto senza fine e senza tempo che ripercorre, senza soluzione di continuità, gli infiniti successi dell’uno e dell’altra….. Sarà che la notizia del loro rinnovato sodalizio artistico scatena le più fervide fantasie e le aspettative più grandi che un amante della musica italiana possa avere….. Insomma, sarà per tutto questo o per altro ancora, ma mi ritrovo costretto ad asserire, mio malgrado, essendo io un fan sfegatato di Celentano (un po’ meno di Mina),  che il primo singolo lanciato in radio dai nostri due eroi, “Amami Amami”, che anticipa il nuovo lavoro dal titolo “Le Migliorì” (in uscita l’11 novembre), non mi ha convinto più di tanto. 
Per carità, ritmo incalzante e motivetto orecchiabile. Ma non basta. Si è come dinanzi a qualcosa di già sentito, già sperimentato, tra dance e ritmo tangheggiante….. Risultato oserei dire superato.
Da due mostri sacri ci si aspetta ben altro…..  

Credo non convinca a pieno nemmeno il testo, scritto da Riccardo Sinigallia (che onore per lui!), abbastanza semplice e banale. 
Unica nota positiva, l’assolo di fisarmonica a metà canzone, che in un passaggio cita e rende tributo ad un capolavoro di Celentano, Storia d’amore.
Insomma, voto del singolo (a mio modestissimo parere): 6 e mezzo (di stima). 

Certo, è oramai acclarato che una rondine non fa mai primavera….. Allo stesso modo, da un singolo non giudicherò un intero album. Ovvio! Non resta che aspettare qualche giorno, dunque. 

E ricordiamo a chi l’avesse scordato che il precedente è storico: l’album Mina Celentano pubblicato dai due 18 anni fa, è ancora oggi uno degli album più venduti di sempre in italia, con circa 2 milioni di copie vendute. Ripetere questi numeri è oggi vera utopia, ma si spera comunque in risultati più che soddisfacenti.
Ricordiamo, infine, ai più che per presentare il loro nuovo lavoro, i due grandi artisti hanno fatto le cose in grande: il 5 dicembre (data da confermare) è previsto infatti un super show su Raiuno, che vedrà la partecipazione proprio di entrambi. Ebbene sì, voci di corridoio vorrebbero il ritorno, in qualche modo, di Mina sul piccolo schermo.

Non illudiamoci ovviamente di rivederla nel modo canonico… Ma qualcosa di succulento starà di certo bollendo in pentola! 

mercoledì 19 ottobre 2016

I MEDICI (episodio 1 e 2) - Una recensione personale - NO SPOILER

Ebbene si, il momento è arrivato! C'era chi aspettava da tanto tempo questa serie con estrema trepidazione; ricordo ancora quell'afoso giorno di metà Giugno quando in televisione fanno passare la pubblicità de' I Medici con gli attori Richard Madden (Rob Stark di Game of Thrones per i più) e Dustin Hoffman, grande attore protagonista di moltissimi film, quale ad esempio Rain man.
Ricordo ancora che per lo stupore mi versai un po' di acqua addosso per sbaglio... Non fa niente, pensai, ma sentii una donna sbraitarmi sopra... Son cose che accadono, suvvia.
Iniziamo, mi siedo sul divano con una luce dietro al televisore e mi concentro su tutto ciò che questa serie inizia a mostrare.
Partiamo dal tema musicale, Renaissance, cantata da Skin (cantante degli Skunk Anansie, ma anche artefice di una buona carriera da solista); decisamente ben fatto, incisivo e diretto con giochi di voci corali di grande effetto e buon giro di strumenti... Skin non osa, ma mantiene la voce su un timbro ben definito, tranne piccole parti; insomma un tema decisamente buono che ci richiama alla mente quel periodo, immergendoci nell'atmosfera.
Fine della traccia musicale, parte il primo episodio. Si nota da subito una fotografia veramente pulita e ben fatta; dopo il primo minuto di film rimango stupefatto (WHAT THE HELL IS THAT?!) e già iniziamo bene, la serie vuole partire da schemi non predefiniti. Difatti il regista sfrutta la dislocazione temporale andando avanti e indietro nel tempo, tra Medici più maturi e Medici più giovani, mettendo così in risalto il carattere e il carisma della famiglia. Risulta anche accennata e a tratti caratterizzata la figura di personaggi secondari.
La prima puntata gioca a far immergere lo spettatore nella famiglia Medici tra Giovanni, Lorenzo e Cosimo, tutti e tre interpretati magistralmente, alle prese con gli Albizi. Nella serie televisiva troveremo anche altri personaggi famosi quali Donatello e Brunelleschi.
Se la prima puntata spiega un po' il carattere dei personaggi e l'incipit della storia, la seconda inizia a mettere in risalto la vera forza della famiglia Medici con i loro giochi di potere e le ambizioni più nascoste.
Ovviamente non svelerò nulla, ma vi basti sapere che le due puntate sono veramente ben fatte, il ritmo è giusto, la regia pulita e il doppiaggio eseguito da manuale.
Una nota di merito va alla presentazione di Firenze e del rinascimento italiano, fatta magistralmente: dai vestiti, al clima delle strade, sino ai palazzi, sembra davvero di potersi affacciare alla finestra e ritrovarsi nel medioevo.  E, aspetto non trascurabile, una meravigliosa Toscana a cornice di tutto ciò (sono Salentino, casomai si dice che sia di parte)!

P. P.


martedì 11 ottobre 2016

Metti un giorno in viaggio

Cosa succede quando un amico (che chiameremo Antonio) ti sveglia alle 5:30 del mattino di un anonimo martedì di ottobre e ti dice: "andiamo a farci un giro nel Gargano!"?
Succede esattamente ciò che state per leggere.

Ore 6:10
Partenza da casa mia dopo aver riesumato tutta l'attrezzatura da WWII poiché il meteo prevede temporali e armageddon.

Ore 6:11
Castimoni random e derisione dei tizi che a quest'ora corrono con l'ombrello e i pantaloncini corti.

Ore 6:25
Abbiamo fatto benzina, piove e abbiamo fame. Partono i primi dubbi esistenziali. Il sole non è ancora sorto e già ci chiediamo: "sarà stata una buona idea? Colazione strada facendo al primo autogrill per non perdere tempo? Non sarebbe meglio investire in un'attività basata sull'import-export di beni mobili con l'est Europa?".
Facce speranzose post colazione. 
Decidiamo di prendere un caffè dentro Lecce, in centro. Antonio si squirta il giubbotto con la Nutella del cornetto.

Ore 7:32
Faccio scoprire ad Antonio per la prima volta la funzione di Alternate Frequences dell'autoradio. Al momento giusto direi perché stanno passando "My Sharona" ed ora ci sta di brutto! Il mare dal finestrino appare cupo ma almeno a Torre Canne non piove.

Ore 8:39
La radio prende male e cerco un CD tra quelli in dotazione nella maccina di Antonio. Appena apro il portadischi trovo due CD di Fiorella Mannoia, continuo a girare e trovo Gino Paoli, Renato Zero, compilation di TV Sorrisi & Canzoni e musica sacra. Manca solo di trovare Gigi D'Alessio ed era la fine. Questo comunque non gli ha evitato una caricata di pugni nonostante stesse guidando. Mi consolo con l'unico disco decente in quella selezione-depressione; disco che risale ad almeno 12 anni fa e che gli masterizzai io con della sana musica dance. Volevo allegare foto dello scempio che ho dovuto vedere ma anche il mio cellulare si è rifiutato.

Ore 9:02
Le saline 
Posto di blocco dei Carabinieri, un agente sventola la paletta, Antonio preso in contropiede valuta di tirare dritto e non si ferma. Se dovessi finire in prigione mi avvarrò dell'immunità diplomatica riservata ai blogger. Arriviamo in pochi minuti alle saline di Santa Margherita di Savoia.

Ore 9:20
Prima sosta importante: Piccolo Birrificio Indipendente Decimoprimo. Entriamo accolti da un meraviglioso profumo di malto e ci fermiamo a parlare con il Mastro Birraio (permettetemi ma lui è uno dei pochi che meritano il maiuscolo) che ha un poco di tempo da dedicarci dopo lo sparging. Facciamo il carico di birre, ci rimettiamo in macchina e continuiamo il nostro tragitto nelle paludi.

Ore 10:50
Dopo la terza colazione della mattinata sostiamo a fare spesa al Caseificio dei Pini.
Qui tutto è a base di latte di bufala. Lo scenario appena fuori dal caseificio è degno di un film horror: agguanto una busta di mozzarelle e la squarto a dentate per farne uscire il siero che come un liquido amniotico culla e protegge le bianche delizie; dopo il "parto" le afferriamo e ignorando le loro silenti urla di pietá le azzanniamo avidi e affamati finché il latte non forma un rivolo lungo il braccio! Che delizia e che bontà... Segue abluzione in mezzo alla strada.

Ore 11:30
Siamo ad un'ora dalla meta e già il passaggio diventa suggestivo: alla nostra sinistra i monti impetuosi, alla nostra destra il mare luccicante. Su di noi nuovoloni che per ora ancora ci graziano ma che comunque rendono caratteristico il tutto.










Ore 12:00
Ci fermiamo lungo la strada più di una volta per ammirare i paesaggi mozzafiato che il Gargano ci offre: bianche e altissime scoglere, grotte marine e spiagge nascoste. Per questo taccio e lascio che siano le immagini a parlare.












Ore 12:43
Arrivo a Vieste con il Pizzomunno in bella vista: un grosso monolite calcareo di 25 metri che mascolinamente sta eretto a guardia della spiaggia. Antonio si emoziona. Piove. Mi fermo in una salumeria e le parvenze del salumaio mi fanno intuire che sia il caso di domandargli un buon posto per pranzare. Col senno di poi scelta azzeccata, ci servono infatti delle ottime orate "di mare" (ci tengono a specificare). Purtroppo il maltempo non ci permette di visitare il centro storico con il duomo e il Castello. Vabbè, è la scusa per tornarci.

Il Pizzomunno, quella specie di scoglio che si erge nel mezzo della spiaggia. 




Ore 15:30
Dopo un Diplomatico e un gelato decente (stranamente è difficile trovarne uno che già alla vista non ti trasmette un senso di morte) ci rimettiamo in strada per il ritorno.

Ore 17:46
Ma tanto lunga era sta strada?!?

Ore 18
Pausa Kinder Bueno; mi è esploso all'ultimo morso regalando pure a me una medaglia al cioccolato.

Ore 18:20
Arriviamo al casello di Bari e ci sono solo le casse automatiche.
Metto fuori il rosario e inizio a pregare: Antonio cerca venti minuti la fessura per mettere il biglietto non vedendo l'enorme freccia verde lampeggiare indicandola. Io, come è giusto che sia, piango dal ridere.

Ore 20:15
Finalmente torniamo in patria, sfatti ma contenti. Chiedo un commento a caldo al mio compare di viaggio che risponde: "peccato per la pioggia ma almeno ce la siamo spafata".

Amici miei, vado a collassare a letto (no, bugia, sto andando a sfondarmi con le cose buone che ho comprato oggi)...  Alla prossima avventura!

giovedì 29 settembre 2016

L'albero maestro

Molte volte ci perdiamo tra mille impegni e mille svaghi che la società ci impone, delle volte in maniera veramente subdola.
La gente corre sempre, non si ferma mai, quasi come se non potesse farne a meno.
Viviamo sotto dogmi dettati da altre persone che a loro volta ne hanno subiti altri e via via ancora ed ancora, di generazione in generazione.
Una volta mi domandarono: "cosa vuoi fare da grande?" e senza manco pensarci "l'astronauta" risposi. Poi, sempre una corsa... Finite le medie e le superiori mi son ritrovato subito a scegliere un percorso di vita. Percorsi di vita dettati e segnati da altri, tuttavia li facciamo nostri, quasi originali (o almeno così si crede).
Viviamo troppo schematizzati, senza quel memento audere semper, e si vedono troppi giovani tristi e delusi da un sistema che molti non soddisfa... e non solo giovani!
Non esiste più il "che t'importa di cosa dice la gente!" di Feynman, fisico premio Nobel di grande fama e di grande animo, ma esiste il "devo fare questo , questo e quest'altro, me lo hanno consigliato, l'ho visto in TV e si trova lavoro!".
Il futuro è ignoto, lo scegliamo noi anche se delle volte è lui a scegliere come lo dobbiamo vivere.
Ma vedo troppe persone essere ciò che realmente non sono e voi vi domanderete "come fai a capirlo?"; cari lettori basta osservare le persone per comprendere se siano felici; ma osservare è un'arte e si perfeziona con il tempo. Lo sguardo, il modo in cui parla di ciò che si fa, i sogni, i sorrisi, gli occhi... tanti segni che il nostro inconscio e mondo invia all'esterno, ai quali un attento osservatore non può dire no.
Continuo a vedere persone non soddisfatte di ciò che fanno, compagni di corso infelici per ciò che studiano e leggo tanti tanti forum e giornali che citano un sistema che non va, trentenni che si lamentano del lavoro che fanno.
Forse il problema è che dovremmo imparare dalla natura e so già che qui non tutti capiranno.
Viviamo grazie a tanti fattori che si uniscono in una sublime alchimia.
L'albero è uno di questi, difatti gioca un importantissimo ruolo con la fotosintesi clorofilliana. Ecco, dovremmo imparare dagli alberi, loro sono fermi (in senso relativo), crescono e muovono le radici sotto terra per stabilizzarsi meglio; quando il vento cambia resistono, a volte di più ed altre volte meno, venendo sradicati o danneggiati; quando arriva l'inverno perdono le foglie, in primavera fioriscono e poi via con i frutti e di nuovo ricadono per poi rialzarsi... Ma l'albero continua a vivere ascoltando se stesso, continua a vivere mantenendo un'identità da tutto ciò che lo circonda, continua a vivere affrontando il tempo ed il mondo, continua a vivere e quando muore,  muore in silenzio lasciando un segno.
L'uomo può apprendere tanto da un albero, un essere vivente che parla un suo linguaggio, quello naturale, quello dell'animo che da tanto abbiamo dimenticat ... Ci sono stati  uomini infatti che hanno lasciato delle radici, ma ultimamente noi così facendo, di questi tempi, lasceremo solo foglie che spariranno nel vento, per poi perdersi nell'infinito mare blu.

P.P

giovedì 22 settembre 2016

La promessa nella pioggia

Piove. 
Non che in questi giorni il cielo abbia fatto qualcosa di diverso, ma oggi piove in maniera differente dal solito. Non è più l'aria di pioggia che in estate mi riportava alla mente la mia fanciullezza, in quei giorni a cavallo tra la fine delle vacanze e l'inizio della scuola, e non è nemmeno quella pioggia invernale che sembra ti bagni fin dentro le ossa anche stando dentro casa. 
Piove. 
Una dopo l'altra le piccole gocce finiscono ora sull'asfalto, ora sui muri delle case o infine sulle finestre, scandendo con il loro ritmo regolare il passare del tempo che, stanco, sembra trascinarsi via.
Piove.
I miei pensieri sono gli unici che possono vagare asciutti e superare le grigie nuvole gravide di grondante acqua; corrono lesti e mi portano in un istante in riva al mare dove già sento i piedi sprofondare nella calda sabbia; mi manca l'odore della salsedine che mi impregna la pelle. Ma quanto è bello il mare? Si starebbe ore ad osservare la sua immensità. Un forte tuono mi riporta fulmineo alla realtà. 
Piove. 
Continuo a camminare tenendomi stretto i miei pensieri; lungo la strada incontro varia gente nascosta sotto ombrelli appesantiti dalla pioggia. Non uno sguardo, non una parola, solo la fretta di tornare all'asciutto.
Piove. 
Di persona in persona spero di incrociare i tuoi occhi:
“ciao!”
“ciao, da quanto tempo!”
“già, e non so com’è, ma quando ti incontro è come se fosse passato solo un giorno dall'ultima volta”
“vero! E tu sei meravigliosa come sempre!”
Nei suoi occhi il profumo del mare, sulle sue labbra il sorriso del cielo, il suo corpo morbido e sinuoso era un fuoco ardente di passione. Che voglia di baciarla. Un bacio rubato, un bacio infinito… E sento un incendio invadermi le vene ed un caldo tepore sul mio viso. Mi risveglio dal mio sogno ad occhi aperti sotto quel balcone cui avevo trovato riparo: pensavo a te, e all'improvviso, non piove più. 




giovedì 15 settembre 2016

Viaggi speciali

Cari lettori e lettrici,

oggi non parliamo di città da visitare, musei, spiagge, mete lontane o vicine.

Ci sono viaggi ancora più belli, viaggi che non si programmano. Iniziano senza preavviso e ti ritrovi a bordo di un aereo, seduto accanto al finestrino, cintura allacciata e destinazione sconosciuta. E non ascolti le norme di sicurezza, non te ne importa nulla in quel momento. Si decolla, l’aereo sale e una sensazione di pressione al torace ti assale. E pensi: “Wow, come mi sento bene!”.
Attraversi le nuvole e le superi e ti accorgi che appaiono diverse viste dall’alto, più belle direi. Il viso preme sul finestrino e gli occhi quasi non si staccano perché vedi paesaggi che solo da lassù puoi ammirare nella loro massima bellezza. E può essere un lembo di terra o un oceano sterminato, tutto è molto più bello e speciale. Poi alzi lo sguardo e ti accorgi che le stelle appaiono meno piccole e più vicine. E durante tutto ciò, non senti nessuna perturbazione nonostante l’aereo passi attraverso una tempesta di vento.
Poi, però, come in ogni viaggio, a un certo punto bisogna atterrare. Si scende e, una volta a terra, la destinazione diventa chiara, ma, soprattutto, il viaggio è finito.

A quel punto ti tornano alla mente gli altri voli da prendere, quelli programmati e con destinazione nota. Magari quei voli su compagnie low cost, con hostess che cercano di venderti gadget e dulcis in fundo la musichetta all’atterraggio con tanto di applauso.

E così pensi a quanto sia stato bello prendere quel volo, a quanto vorresti essere ancora lassù e sentirti ancora perso tra le nuvole.

Deg



















lunedì 5 settembre 2016

Trekking tra le stelle e i gigli di mare

Giglio di mare
Scappare dalla routine di una sera di fine agosto si può e non è nemmeno troppo difficile: basta un gruppetto di amici e si lascia Lecce e la festa di Sant'Oronzo per dirigerci sulla Costa Merlata per un'escursione notturna tra i gigli di mare e le stelle.
Arrivati sul posto previsto per l'incontro troviamo ad aspettarci Enzo, la nostra guida. Ci spiega che fa parte di un'associazione, i Millenari di Puglia, che già da tre anni si occupa di organizzare escursioni alla scoperta degli ulivi millenari (e più particolari) presenti sul nostro territorio, per poi inserirli come tappa delle escursioni, a piedi o in bici, che organizzano. Per essere sempre informati sulle prossime "gite" tra grotte e campagne, vi consigliamo di dare uno sguardo al loro sito.

Ecco come (non) vestirsi per fare trekking!!
L'escursione di stasera aveva l'obiettivo di far conoscere un luogo non turistico ma molto suggestivo come Torre Pozzelle. È un'area costiera ancora selvaggia e incontaminata anche per la sua particolare conformazione: non è una lunga distesa di sabbia ma alla scogliera si alternano tante piccole calette che se viste dall'alto sembrano tanti merletti.
La filosofia delle escursioni notturne è quella di sfruttare al meglio anche gli altri sensi, in particolare l'olfatto, per sentirsi così parte integrante della natura.
Il gruppo di stasera è abbastanza eterogeneo: dai trekker esperti ai camminatori improvvisati, fino anche a chi in camicia e mocassini sembrava volesse venderci qualche aspirapolvere!
Date le ultime raccomandazioni, ci incamminiamo verso la prima tappa: Torre Pozzelle.
È una torre costiera del 1567 nata come torre di avvistamento nel periodo delle invasioni ottomane; fino al '700 era stabilmente abitata da due militari che ne coltivavano il terreno circostante. In caso di avvistamento, i militari avvisavano le postazioni limitrofe per poi scappare alla fortezza più vicina per prepararsi all'assedio. Il nome "Pozzelle" deriva dai "puzziteddri", pozzi artesiani di cui la zona o è ricca.

Torre Pozzelle

Dopo aver fatto qualche foto ed aver accecato il gruppo con il mio torcione, ci spostiamo verso la prima caletta attraverso la vegetazione della duna costiera. La biodiversità della flora locale è elevata, basta pensare che nel praticello lì vicino crescono ben 15 diverse specie di orchidee (tra cui l'Ophrys apulica, specie endemica): i loro fiori si possono osservare in aprile e poiché si tratta di una specie protetta ne è vietata la raccolta.
Il mirto e il lentisco rappresentano le specie tipiche di questo areale, assieme al timo selvatico che cresce in cespugli dalla tipica forma a cuscino e che in questa sera umida rilasciava nell'aria un intenso profumo. Dalle bacche del lentisco veniva estratto l'olio usato per le lampade. A questi arbusti si alternavano anche le spinose ginestre, che in primavera si presentano con foglie verdi e fiori gialli, e il ginepro. Di quest'ultimo si possono trovare due varietà: il "fenicio", dalle bacche color porpora, e il "coccolone", le cui bacche chiamate coccole sono azzurro verdastro.

Ginepro fenicio

Ginepro coccolone
Ginepro coccolone
Normalmente i ginepri crescono come grandi cespugli ma in una zona dopo la quarta caletta li possiamo osservare  in forma arborea grazie al fatto che qui sono riparati dal vento e nel corso dei decenni si sono potuti sviluppare in altezza; tra questi ginepri secolari trovano rifugio diversi animali tra cui donnole, faine, volpi ma anche tassi: di quest'ultimi, sempre più rari, si è trovata una tana attiva.





La macchia mediterranea poi si arricchisce anche di cespugli di lecci, che qui rappresentano l'unica forma di querce marittime.


Nella quarta caletta ci fermiamo ad osservare i detriti della Posidonia oceanica spiaggiata, all'interno dei quali è possibile trovare delle particolari strutture che a prima vista (oltre che per consistenza) potrebbero sembrare spugne ma che in realtà sono degli ammassi di uova di murice (un mollusco usato in antichità per tingere di rosso i tessuti). Non è raro trovare anche i gusci delle uova di condroitti quali razze e gattucci. Ci spostiamo infine verso la quinta caletta, la più grande, costeggiando una scogliera con numerosi anfratti e un tronco ivi incastrato portato a riva in seguito ad una mareggiata.

Ammasso di gusci di uova di murice




Prima di arrivare alla spiaggia di Santa Lucia troviamo la vera meraviglia della serata: una duna piena di gigli di mare dai fusti carnosi e dai fiori bianchissimi. Ci fermiamo ad osservare anche i loro semi custoditi in delle strutture molto particolari, simili a dei pezzettini di carbonella, che sono talmente leggere da volare col vento e galleggiare sull'acqua. La crescita di questi fiori è stata possibile grazie all'attenzione dell'amministrazione comunale che ha impedito qualsiasi traffico di automezzi su questo spazio di costa.



Semi di giglio di mare
Prima di tornare alle nostre auto ci siamo fermati in spiaggia ad osservare le stelle: l'assenza della luna ed il cielo terso ci hanno permesso di gustare il loro scintillio avendo come sottofondo il suono delle onde. Deneb, Vega, Altair, l'Orsa Maggiore e Cassiopea, senza negarci nemmeno la fortuna di vedere qualche stella cadente.


Il buon Marco osserva pensoso...
Nella strada verso il ritorno ci siamo imbattuti in altre meraviglie non previste: fossili di antiche conchiglie, ragni giganteschi che avevano intessuto la propria tela a strapiombo sul mare, alberi di fichi selvatici dai dolci frutti e rovi di more passite al sole di agosto con enormi cavallette sopra.






E poi ecco un prodigio: da sotto l'acqua ecco irradiarsi una luce intensa... Sarà qualche tesoro? O un magico essere degli abissi? No... È solo la torcia dei ragazzi accanto a me che maldestramente è scivolata loro di mano per tuffarsi nelle cristalline acque dell'Adriatico!

Il miracolo....
....una torcia cinese water-proof!!