expr:class='"loading" + data:blog.mobileClass'>

venerdì 15 luglio 2016

Street Food Time, il festival del cibo a Lecce

Più atteso dell'applicazione Pokémon GO, più desiderato di Diletta Leotta, più unto di un culturista alla gara finale, il tour italiano dello Street Food Festival arriva a Lecce per portare anche nel Salento quel tocco di godimento che regala all'estate un motivo in più per uscire di casa la sera.


Soltanto avvicinandosi in Piazzetta Libertini ci si immergeva in quell'insalubre ma invogliante profumo di frittura che ti ingrassa i recettori olfattivi facendoti pensare che il Paradiso è alle porte. Ciò che in realtà vedi è però una bolgia infernale di gente affamata che reclama soddisfazione addominale!

Le geometrie erano chiare: a destra e a sinistra il cibo, in centro esternamente panche e tavoli, nel cuore l'abbeveratoio con tanta (e ringraziamo ogni divinità conosciuta e non) ottima birra artigianale.

Il vintage, una volta originale, ha fatto da padrone sostituendo le forme grezze dei camioncini (stile Giorgione lo zozzone) con delle tondeggianti e suadenti linee di antiche roulotte nelle quali, cambiando la natura della prestazione, si paga per avere piacere... Tanto piacere!!

Di food ce ne sta per tutti i gusti: dal chilometro zero alle tipicità d'oltreoceano, fino alle tipicità regionali italiane di cui spesso sogniamo di fare indigestione.
Da amante della Sicilia non potevo che iniziare la mia lunga cena con pane e panelle! Il furgoncino del panellivendolo era di uno strano giallo, intonato al colore dei ceci, forse anch'esso era commestibile... Una spolverata di pepe e via alle danze! La mente volava e mi ritrovavo in Trinacria tra i carretti coloratissimi e i colpi di lupara... Ah no, quello era solo il mio stomaco che reclamava altro cibo!

Ardua scelta, l'angus neretino e la parmigiana in tempura mi chiamavano come le sirene di Ulisse; il buon gioco però lo ha avuto il sangue. Non quello della tagliata ma il mio, il quale mi ha prepotentemente ricordato
le mie origini abruzzesi e quindi mi ha portato, sulle ali di bianchi fumi di grasso, allo stand dove cuocevano gli arrosticini! Il mio entusiasmo è stato smorzato dall'anacronistica origine dello stesso, dato che serviva principalmente specialità marchigiane; la prima domanda alla cassa è stata "di che animale sono?" e alla conferma che fossero di pecora (la pecora è la miglior risposta a tutto), ho subito sganciato la grana!!

La sete a questo punto era diventata la priorità a cui dar retta, dato l'elevato tasso di umidità portata in dono dallo scirocco e il caldo di un luglio salentino; la scelta è caduta su un'ottima IPA di un birrificio abruzzese (coincidenze?), il cui nome, nonchè etichetta, avevano il loro perché: "Red Head"...

Continuando a girovagare per questo Eden del colesterolo, lascio i venditori nostrani per finire in Sud America. La prima folle scena è stata quella di un quarto di bue (leggi angus argentino) tagliato al coltello e messo sulla griglia con la stessa cura con cui un bimbo appena nato viene posato, ancora pregno di sangue, sul petto amorevole della mamma. Una scena atavica che ti rende parte del mondo e ti lega nell'eterno circolo del "siamo ciò che mangiamo"... Ed io sono diventato angus e l'angus è diventato me!
Da buoni vicini poi, ecco una taqueria messicana posta lí accanto; non ho trovato alcun Pedro col baffone ma i tacos erano davvero da leccarsi i baffi... Forse Pedro li aveva e se li è consumati così, a colpi di lingua e guacamole.

Di certo, tra olive ascolane, cremini, gnocco fritto, arancine, parmigiane, veganerie (eh si, ora vanno di moda), arrosticini e panelle, non si muore di fame e nemmeno ci si annoia; se poi aggiungiamo la birra artigianale (ben 5 i birrifici presenti), ciò che resta da fare è andare a Lecce e prendere parte a quest'orgia di sapori.
Non c'è fretta però, è iniziato ieri ma dura fino a domenica 17, avrete tutto il tempo di assaggiare ogni cosa senza dovervi portare lo stomaco di riserva!

Nessun commento:

Posta un commento