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lunedì 5 settembre 2016

Trekking tra le stelle e i gigli di mare

Giglio di mare
Scappare dalla routine di una sera di fine agosto si può e non è nemmeno troppo difficile: basta un gruppetto di amici e si lascia Lecce e la festa di Sant'Oronzo per dirigerci sulla Costa Merlata per un'escursione notturna tra i gigli di mare e le stelle.
Arrivati sul posto previsto per l'incontro troviamo ad aspettarci Enzo, la nostra guida. Ci spiega che fa parte di un'associazione, i Millenari di Puglia, che già da tre anni si occupa di organizzare escursioni alla scoperta degli ulivi millenari (e più particolari) presenti sul nostro territorio, per poi inserirli come tappa delle escursioni, a piedi o in bici, che organizzano. Per essere sempre informati sulle prossime "gite" tra grotte e campagne, vi consigliamo di dare uno sguardo al loro sito.

Ecco come (non) vestirsi per fare trekking!!
L'escursione di stasera aveva l'obiettivo di far conoscere un luogo non turistico ma molto suggestivo come Torre Pozzelle. È un'area costiera ancora selvaggia e incontaminata anche per la sua particolare conformazione: non è una lunga distesa di sabbia ma alla scogliera si alternano tante piccole calette che se viste dall'alto sembrano tanti merletti.
La filosofia delle escursioni notturne è quella di sfruttare al meglio anche gli altri sensi, in particolare l'olfatto, per sentirsi così parte integrante della natura.
Il gruppo di stasera è abbastanza eterogeneo: dai trekker esperti ai camminatori improvvisati, fino anche a chi in camicia e mocassini sembrava volesse venderci qualche aspirapolvere!
Date le ultime raccomandazioni, ci incamminiamo verso la prima tappa: Torre Pozzelle.
È una torre costiera del 1567 nata come torre di avvistamento nel periodo delle invasioni ottomane; fino al '700 era stabilmente abitata da due militari che ne coltivavano il terreno circostante. In caso di avvistamento, i militari avvisavano le postazioni limitrofe per poi scappare alla fortezza più vicina per prepararsi all'assedio. Il nome "Pozzelle" deriva dai "puzziteddri", pozzi artesiani di cui la zona o è ricca.

Torre Pozzelle

Dopo aver fatto qualche foto ed aver accecato il gruppo con il mio torcione, ci spostiamo verso la prima caletta attraverso la vegetazione della duna costiera. La biodiversità della flora locale è elevata, basta pensare che nel praticello lì vicino crescono ben 15 diverse specie di orchidee (tra cui l'Ophrys apulica, specie endemica): i loro fiori si possono osservare in aprile e poiché si tratta di una specie protetta ne è vietata la raccolta.
Il mirto e il lentisco rappresentano le specie tipiche di questo areale, assieme al timo selvatico che cresce in cespugli dalla tipica forma a cuscino e che in questa sera umida rilasciava nell'aria un intenso profumo. Dalle bacche del lentisco veniva estratto l'olio usato per le lampade. A questi arbusti si alternavano anche le spinose ginestre, che in primavera si presentano con foglie verdi e fiori gialli, e il ginepro. Di quest'ultimo si possono trovare due varietà: il "fenicio", dalle bacche color porpora, e il "coccolone", le cui bacche chiamate coccole sono azzurro verdastro.

Ginepro fenicio

Ginepro coccolone
Ginepro coccolone
Normalmente i ginepri crescono come grandi cespugli ma in una zona dopo la quarta caletta li possiamo osservare  in forma arborea grazie al fatto che qui sono riparati dal vento e nel corso dei decenni si sono potuti sviluppare in altezza; tra questi ginepri secolari trovano rifugio diversi animali tra cui donnole, faine, volpi ma anche tassi: di quest'ultimi, sempre più rari, si è trovata una tana attiva.





La macchia mediterranea poi si arricchisce anche di cespugli di lecci, che qui rappresentano l'unica forma di querce marittime.


Nella quarta caletta ci fermiamo ad osservare i detriti della Posidonia oceanica spiaggiata, all'interno dei quali è possibile trovare delle particolari strutture che a prima vista (oltre che per consistenza) potrebbero sembrare spugne ma che in realtà sono degli ammassi di uova di murice (un mollusco usato in antichità per tingere di rosso i tessuti). Non è raro trovare anche i gusci delle uova di condroitti quali razze e gattucci. Ci spostiamo infine verso la quinta caletta, la più grande, costeggiando una scogliera con numerosi anfratti e un tronco ivi incastrato portato a riva in seguito ad una mareggiata.

Ammasso di gusci di uova di murice




Prima di arrivare alla spiaggia di Santa Lucia troviamo la vera meraviglia della serata: una duna piena di gigli di mare dai fusti carnosi e dai fiori bianchissimi. Ci fermiamo ad osservare anche i loro semi custoditi in delle strutture molto particolari, simili a dei pezzettini di carbonella, che sono talmente leggere da volare col vento e galleggiare sull'acqua. La crescita di questi fiori è stata possibile grazie all'attenzione dell'amministrazione comunale che ha impedito qualsiasi traffico di automezzi su questo spazio di costa.



Semi di giglio di mare
Prima di tornare alle nostre auto ci siamo fermati in spiaggia ad osservare le stelle: l'assenza della luna ed il cielo terso ci hanno permesso di gustare il loro scintillio avendo come sottofondo il suono delle onde. Deneb, Vega, Altair, l'Orsa Maggiore e Cassiopea, senza negarci nemmeno la fortuna di vedere qualche stella cadente.


Il buon Marco osserva pensoso...
Nella strada verso il ritorno ci siamo imbattuti in altre meraviglie non previste: fossili di antiche conchiglie, ragni giganteschi che avevano intessuto la propria tela a strapiombo sul mare, alberi di fichi selvatici dai dolci frutti e rovi di more passite al sole di agosto con enormi cavallette sopra.






E poi ecco un prodigio: da sotto l'acqua ecco irradiarsi una luce intensa... Sarà qualche tesoro? O un magico essere degli abissi? No... È solo la torcia dei ragazzi accanto a me che maldestramente è scivolata loro di mano per tuffarsi nelle cristalline acque dell'Adriatico!

Il miracolo....
....una torcia cinese water-proof!!

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