expr:class='"loading" + data:blog.mobileClass'>

mercoledì 27 aprile 2016

Ereignis: brevi considerazioni su un piccolo capolavoro

SINOSSI DEL REGISTA:
“Una piccola imbarcazione con a bordo gli abitanti in fuga da un villaggio lontano, in piena notte, naufraga a causa di una tempesta. La luce del giorno svela i resti disseminati lungo la scogliera.
Tre visitatori giunti nel paesino disabitato sono pervasi da un senso di incredulità e di smarrimento. Nessuna domanda troverà una risposta. Nessuna stella sarà in grado di orientarli.”

Oggi mi ritrovo a scrivere qualche breve considerazione personale su “Ereignis”, il cortometraggio nato dalla collaborazione tra Pierfrancesco Gatto e Davide Mellone in concorso al festival del cinema europeo appena concluso.

Non credo si possa considerare un’opera immediata. Al termine della visione è stato necessario rivederla da capo per cominciare a farmi un’idea del messaggio e del significato che il regista ha desiderato trasmettere, ed è stato necessario rivederla una terza volta per coglierci le sfumature, apprezzare i preziosismi e rendermi conto che non era il suono del mare o lo scricchiolio di una vecchia imbarcazione a fare rumore, ma solo l’improvviso risveglio delle nostre coscienze.

Ereignis si divide fondamentalmente in tre momenti: una parte iniziale buia e tempestosa, ma carica di speranza. Una parte centrale, luminosa e incantata ma intrisa di morte e desolazione. Una parte finale che chiude il cerchio e allo stesso tempo apre numerosi interrogativi.

Il regista rimarca costantemente le antitesi che governano l’uomo e la sua storia, ma lo fa in maniera nuova, sottile, apparentemente innocua e allo stesso tempo letale. Si serve dell’uomo stesso, ora protagonista, ora spettatore disinteressato, ora spettatore sbigottito e inerme.
È proprio questo susseguirsi di prospettive e quindi di emozioni che sorprende, è sbalorditivo come questi ragazzi al loro primo lavoro riescano in soli otto minuti a rapire la nostra interiorità, veicolarla tra astrattismo e metafora e restituirla inquieta, scioccata, sconcertata. 
O forse, più semplicemente, sorprende come siamo disposti a restare inerti dinanzi a drammi che dovrebbero sconvolgere anche il più insensibile degli uomini.

Non mi dilungo ulteriormente e soprattutto non voglio svelarvi la trama. 
La sinossi del regista è più che sufficiente per capire quale sia lo spirito giusto per predisporsi alla visione. Il mio consiglio è solo quello di vederlo (e rivederlo se necessario). 
Il resto verrà da sé. 



1 commento: