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domenica 15 maggio 2016

Inseguendo le stelle


Essere docente di Scienze vuol dire conoscere nozioni che vanno dalla biologia, alla chimica ed anche all’astronomia. Parlare di stelle può assumere tante connotazioni diverse: possiamo considerarle mondi a noi lontani, semplici ammassi di gas incandescenti, ispirazione per i romantici e ricordi per i nostalgici. Di sicuro, ognuno di noi ha il suo modo di vederle (anche in modo molto fantasioso come questi alunni) e condividere questa esperienza è il modo che ho io per portarvi con me in un viaggio meraviglioso.

Via Lattea (ph: Davide De Matteis)
La mia vita è particolare, se dovessi descriverla userei queste due parole: “di fretta”. Sì, perché sono una giovane ragazza che ancora non ha un posto fisso (piaga di molti miei coetanei) e che va sempre “di fretta” per non lasciarsi superare dal trascorrere del tempo: “di fretta” per inseguire una borsa di studio, “di fretta” per poter firmare un CO.CO.CO. , “di fretta” per sperare in una supplenza… che arriva in un liceo artistico della provincia di Brindisi. Arrivo di fretta anche quella mattina, apro la borsa, puntualmente ho scordato la penna. Chiedo a una collega di prestarmi la sua per firmare sul registro in sala professori. Arrivo in classe e mi presentano Matteo (ovviamente nome di fantasia). Alto, castano scuro, occhi verdi. “Ciao Matteo!”, mi risponde con un cenno e sul suo viso dipinge un sorriso dolcissimo. 

Da quella mattina sarei stata la sua docente di sostegno. Non vi nascondo che in me vi erano due sentimenti molto contrastanti: da un lato il timore di sbagliare, dall’altro la forza e la volontà di prendermi cura di lui certa di vivere un’esperienza che mi avrebbe arricchito sia professionalmente che soprattutto umanamente!

Ed eccomi qui con lui; subito inizia a correre per il corridoio come una gazzella nella prateria. Corre da un lato all’altro del corridoio velocissimo. Evita con cura tutti gli ostacoli che incontra lungo il percorso come se volesse raggiungere qualcosa che io non riesco a vedere. Penso che deve essere qualcosa di molto speciale perché utilizza tutta l’energia che ha in sé per inseguirla; spero di scoprire in questi giorni che passerò con lui di che cosa si tratta. Noto una finestra aperta, corro a chiuderla. Mi accorgo che beve da qualsiasi lattina/bottiglietta gli capiti davanti, chiedo di far sparire tutti i bicchieri con l’acqua usata dai compagni per dipingere con gli acquerelli. Gli ordino (per quanto può essere considerato un ordine) di sedersi, prendo dalla mia borsa un album per bambini per vedere se riesce a colorare nei margini. Il suo viso cambia espressione in poco tempo: non può restare indifferente a un richiamo così forte per assecondare il mio capriccio di volerlo lì in quel momento a colorare un buffo pupazzo! Continua a correre, cercando di spiccare il volo ed uscire dalla gabbia di questo mondo che è troppo stretto per una creatura meravigliosa come lui.

La penna quel giorno non mi sarebbe servita. In un istante ho riposto in uno scatolone reazioni chimiche, cicli vitali e geologici e ho iniziato a inseguire le stelle con Matteo.

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