expr:class='"loading" + data:blog.mobileClass'>

martedì 24 maggio 2016

Mafia. Un piccolo spunto di riflessione

Una persona a me molto cara disse: “Voglio combattere la Mafia”. Io la guardai e quasi risi di lei. Pensai come fosse facile parlare di argomenti così delicati quando non si vivono in prima persona, quando tutto sommato si conduce una vita tranquilla, agiata, serena. Ricordo che provai quasi un senso di rabbia, perché è illogico lottare contro qualcosa di così grande e pericoloso! Le dissi: “Ma come ti viene in mente una cosa del genere! E poi come penseresti di vivere, scortata a vita? La vita è solo una, e bisogna godersela!”. Allora lei mi rispose: “Proprio perché la vita è solo una, non voglio sprecarla invano”.

don Pino Puglisi
Quando scrivo la parola MAFIA non resto mai indifferente, vengo pervaso da un mix di schifo, rabbia e terrore. Un po’ come quando scrivo la parola CANCRO.

Cos’è la Mafia? O forse sarebbe più corretto chiedersi: chi è la Mafia?

Nell’immaginario collettivo il mafioso è un uomo sicuro di sé, che si sveglia al mattino e fa il segno della croce, ha una famiglia, una vita sociale. Esce, cena con gli amici, va in chiesa la domenica. E allo stesso tempo è un uomo senza scrupoli, capace di macchiarsi dei crimini più efferati pur di difendere i propri interessi, pur di ribadire e consolidare la propria egemonia e il proprio potere su un posto o su una popolazione.
Giusto, giustissimo.
Ma non è solo questo. Mafioso è anche lo Stato che scende a compromesso e sacrifica le “pecore nere” che si ribellano. Mafioso è anche il sistema giudiziario che assolve per “insufficienza di prove” i mandanti di una strage. Mafiosi siamo tutti noi che abbiamo paura, che lasciamo che tutto proceda nella medesima direzione, senza avere la forza e il coraggio di ribellarci, di portare avanti un ideale di pace e di giustizia.

Mi ero ripromesso di scrivere un articolo veramente breve, e così farò. 
Non serve aggiungere parole, non serve fare un elenco di quanti hanno perso la vita sognando un’Italia migliore. Non serve denunciare tutte le mancanze delle istituzioni. Non servono nemmeno i commemorativi che si celebrano ogni anno, né gli auguri per un cambiamento che in realtà non è mai partito.

Serve riflettere. Serve aprire gli occhi. Serve cambiare, da oggi, dal nostro piccolo.

A tutti coloro che troveranno interessante questo spunto di riflessione chiedo la cortesia di condividerlo, di parlarne ai propri amici, di portarlo nelle proprie case. Questo è il nostro mondo, quello dei nostri padri, quello dei nostri figli. Rendiamolo sano e dignitoso.


“Soltanto una vita vissuta per gli altri è una vita che vale la pena vivere”Albert Einstein

Nessun commento:

Posta un commento