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martedì 17 maggio 2016

Povero Diavolo... (che pena mi fa!)

La fede, qualunque sia l’ambito in cui viene profusa, è, o quantomeno dovrebbe essere, eterna e incontrovertibile per ogni essere umano. Qualunque possa essere il settore, appunto. Sia essa religiosa, politica, calcistica. Oddio, in campo politico forse questo assunto è stato più e più volte disatteso; di voltagabbana e banderuole al gioco del vento ne è pieno il mondo! Ma questa parentesi è presto chiusa. Il sottoscritto non parlerà mai di politica.

Bene, quello di cui mi accingo a scrivere in queste poche righe tratterà solo ed esclusivamente di un ambito che, (ahinoi!), nasce come profano, ludico, ma che inevitabilmente tende a tracimare per molti (forse troppi) in qualcosa di profondamente importante, serioso, imprescindibile, intoccabile, quasi mistico (ogni riferimento a fatti, persone e juventini è puramente casuale!)… Sì, mi riferisco al calcio!

Chi scrive può definirsi da sempre un tifoso milanista. Tifoso, null’altro. Non ho isterismi particolari per la mia squadra; non soffro di depressione post sconfitta; non la innalzo né decanto quando non lo merita…  (ogni riferimento a fatti, persone o juventini è puramente casuale! 2); Insomma, la definizione che mi si addice forse meglio sarebbe quella di sportivo, status in cui dovrebbero trovarsi tutte le persone che hanno superato i vent’anni, ma che purtroppo sta diventando, è diventata anzi oramai un’utopia (ogni riferimento a fatti, persone o juventini è puramente casuale! 3). 

Ora, cosa voglio dire su questa squadra che ha infiammato la mia infanzia, colorandola di tante e tante gioie (e qualche amaro ricordo, ma quasi del tutto trascurabile!)? 
Dico che siamo alla frutta. Dico che la (gloriosa) società rossonera sembra essere oramai alla deriva. Errori, orrori, gestione sbagliata di calciatori e non, scelte azzardate, caos totale nei ruoli che contano (ma soprattutto, chi è che conta?). 
Ma non mi addentro più di tanto nei meandri tecnici della questione, anche perché non ne ho le competenze specifiche.  

La questione la sposto su un piano direi più umano; trovo non si possa più parlare di una grande società. E ciò che denuncio sono i comportamenti sbagliati e inopportuni nei confronti di professionisti, non solo calciatori. 
Un esempio su tutti mi piace, anzi, spiace, sottolineare. Quello che mi ha colpito maggiormente e che adduco peraltro come causa scatenante di quella che è  l’attuale situazione negativa di questo leggendario club. E mi riferisco alla “questione” Clarence Seedorf. Su questo mitico ex calciatore olandese ogni aggettivo sarebbe non all’altezza. Parliamo di un fuoriclasse assoluto. Uno dei miei miti calcistici di tutti i tempi.   

Tanti e tanti gli anni di onorata militanza rossonera come calciatore, giocate storiche, goals da cineteca, carattere da vendere (credo sia stato l’unico calciatore a non rilasciare interviste banali e melensi, al contrario di ogni altro rappresentante della sua categoria)….. Un leader insomma, dentro e fuori il campo da gioco. (E, ricordiamolo, l’unico calciatore ad aver vinto la Champions League con tre squadre diverse: Ajax, Real Madrid e Milan (due volte), per un totale di quattro coppe dalle grandi orecchie!).   
Siamo nella stagione calcistica 2013-2014: la società rossonera promette al campionissimo che sostituirà sulla panchina della squadra l’attuale allenatore Massimiliano Allegri, il quale, dopo aver portato il Milan allo scudetto nella stagione 2010/2011, non riesce a ripetere i buoni risultati sino a li raggiunti.
 Fin qui tutto lecito. 
Cosa fa infittire la trama del giallo allora? 
Il fatto che i vertici societari pensano bene di sostituire l’allenatore toscano già prima della chiusura del campionato, proprio con Seedorf, “prelevandolo” di fatto dai campi di calcio che calpestava, benissimo, con la squadra brasiliana del Botafogo, club nel quale milita in quell’anno.   
Possiamo quindi dire che il nostro eroe accetta di subentrare in corsa ad Allegri, precisamente il 16 gennaio 2014 , con l’ovvia promessa, lo ripetiamo, di continuare ad allenare la squadra rossonera anche l’anno successivo. Possiamo tranquillamente parlare di una sorta di “favore” che Seedorf fa al 
Milan, anticipando il suo insediamento a Milano.    

Morale della favola? Clarence Seedorf conclude la stagione calcistica portando a casa un numero maggiore di punti rispetto al suo predecessore, sfiorando la qualificazione in Europa League. Il tutto con una squadra, possiamo dirlo, francamente senza pretese. Il Milan termina il campionato all’ottavo posto. 
Facciamoci ora due risate. Benché il neo allenatore olandese avesse firmato un contratto fino al 30 giugno 2016, ed avesse fatto obiettivamente bene fino ad allora, il Presidentissimo Silvio Berlusconi esonera Clarence Seedorf a fine stagione, non onorando il contratto e, aspetto più deplorevole della vicenda, venendo meno alla promessa fatta al campione (ricordiamo ancora una volta che Seedorf avrebbe dovuto cominciare ad allenare il Milan l’anno seguente ma, per via dello strettissimo rapporto esistente con la società rossonera, egli anticipa il suo arrivo a Milano!). 

Per la serie, Una storia triste, Seedorf termina la sua avventura da allenatore rossonero, possiamo dirlo, quasi ancora prima di cominciarla (ultimo dettaglio, non da poco, il Milan ovviamente continuerà a pagare il campione olandese fino a giugno 2014!). 
 Da lì, l’oblio….. Una sequela di errori e risultati “amari” che oggi conosciamo. 
Una vicenda, quella di Seedorf, che non riesco sinceramente ancora a digerire e che ha sancito la “rottura” tra me ed il Milan. Sì, perché da allora ho perso la stima che avevo nei confronti di una società che ho sempre reputato seria e competente. Giudizio che, ahimè, non posso riconfermare.    

Con l’augurio di tornare presto a rivedere una società vincente e seria, soprattutto, ripeto, sul piano umano, concludo questo mio spazio, ringraziandovi per la necessaria valvola di sfogo! 

Non prima però di porgere i miei più sentiti complimenti ad un allenatore italiano, Claudio Ranieri, artefice del vero e proprio miracolo inglese col suo Leicester, da noi tutti oggi, giustamente, acclamato!  
Fulgido esempio della fiaba che diventa realtà….. Calcio metafora della vita…..
Sembra sempre impossibile finché non viene realizzato     (Nelson Mandela) 



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